Tra Juve e Torino ci sono 27 punti di differenza, 20 gol in più segnati dalla Juve e 12 in più subiti dal Torino. La Juve è prima in quasi tutto, il Toro settimo in tutto (difesa e attacco). E lo chiamano derby. Obietterà il cuore tifoso che il derby è sempre il derby, un po' come Sanremo è sempre Sanremo. E dunque non c'è limite al credo, soprattutto stavolta che il Torino se la sta passando bene e la Signora... benissimo. Appunto, la Juve sta dimostrando che questo non è un campionato serio: troppa differenza con le rivali, costretta ad inseguire record, ad inventarsi mete per mantenere testa e concentrazione. Conte ci prova perfino con polemiche, battute mal riuscite, e con i silenzi. Alla squadra, di solito, basta parlare sul campo per un'oretta: poi i silenzi bianconeri danno spazio alle speranze, quasi mai al risultato. Anche stavolta il copione è scritto, nonostante il bel giocare del Toro e le difficoltà bianconere: difesa incompleta (fuori Chiellini), Juve stanca dopo il match di eurocoppa, Tevez in affannata ricerca di gol che segna sempre meno (nel 2014 è a zero).
Ma il derby è sempre il derby e l'ultimo ha lasciato un credito al Toro: una rete di Pogba favorita da un netto fuorigioco dell'Apache ha scatenato polemiche e risentimenti. Poi con quel Tevez che posta su Twitter la foto di una gamba malconcia e ieri si scusa dicendo che non voleva prendersela con Immobile, autore del fallo. «Piuttosto per spiegare che la Juve non è favorita dagli arbitri, come si dice in Italia. Sento che l'arbitro sbaglia a favore nostro, così la Juventus vincerà ma non sono d'accordo». L'argentino è nuovo della materia e del calcio nostro, ma ha già capito al volo i punti cardinali. Però è vero che la Juve in due match di fila, Chievo e Torino, fu avvantaggiata da errori arbitrali, il resto lo ha fatto da sola e le avversarie le hanno lasciato campo libero. Oggi ci risiamo: riusciranno i nostri eroi.....
Conte farà scoprire il derby a Llorente, spagnolo dal cuore del matador. Il Torino ha un bomber rampante (Immobile) e un Cerci dal piede fino, salvo venir sminato da stravaganze tattiche inventate da Ventura, com'è capitato all'andata. E il derby ripropone il suo Dna: Torino operaia contro quella borghese, la squadra del tremendismo storico contro la Signora tremendamente killer. Se bastasse il tremendismo, il Toro avrebbe vinto qualche derby in più: non ci prende da quasi 19 anni (9 aprile 1995) quando Rizzitelli infilò due reti alla squadra nella quale giocava Conte, che aveva un 10 firmato Del Piero, in Ravanelli un centravanti di mazza e ramazza, e un interprete del calcio qualità come Roberto Baggio. Quella Juve era inferiore all'odierna, ma stava meglio di quel Toro (staccato di 22 punti) che aveva davanti Pelè, Cristallini e Rizzitelli. Sintesi: quella Juve vinse lo scudetto come dovrebbe riuscire a questa.
Copione non proprio dissimile, eppure il derby andò al Toro esattamente come sperano oggi i tifosi granata. Invece, per quelli bianconeri, perfino l'idea di un pari potrebbe angosciare l'attesa. Idea convalidata dalla parole di Tevez: «Credo che il Torino sia molto forte, all'andata ci ha messo in difficoltà. Sarà una partita complicata per noi».
Aggiungete che il Toro non segna alla Juve dal 22 febbraio 2002, 14 anni, quando Cauet infilò il gol e tutto finì col pareggio di Maresca (2-2). Ecco per trovare un po' di pathos, bisogna studiare il campionato, e il derby, con gli occhiali della statistica che prima o poi viene battuta, con un occhio alla volontà delle stelle. Se, invece, dovessimo guardare solo al campo tutto sarebbe più chiaro.
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