Il Diavolo e Ancelotti, si può rifare

Carletto sempre più lontano da Napoli. Disse no a Fassone, ma ora può aprire al Milan

Il Diavolo e Ancelotti, si può rifare

Ci saranno solo applausi per lui, accompagnati da una nostalgia canaglia dei bei tempi andati e di quel rapporto, sano e solido, di amicizia e stima scandito con società, squadra e tifoseria. «Per lui ci saremmo buttati nel fuoco» è una delle frasi firmate da Alessandro Nesta che documentano il rapporto ombelicale tra Carlo Ancelotti e il mondo Milan, rimasto intatto come i grandi, indimenticabili amori. Quanto è bella giovinezza che si fugge tuttavia

Perciò non deve fare scandalo se c'è chi ipotizza un ritorno in rossonero del tecnico «che preferisce la Coppa». Oggi, a dirla schietta, Ancelotti e il Milan sembrano un altro mondo. Perché Carlo, con qualche ammaccatura, si ripresenta nello stadio dei suoi magnifici otto anni rossoneri al cospetto di un Milan irriconoscibile, e non solo per la classifica deprimente. In panchina c'è Pioli, in società l'uomo di Elliott, Maldini e Boban alle prese col mercato di gennaio per una trasfusione di sangue guerriero (Ibrahimovic) e devono anche ricevere chi (Rodriguez) è pronto a tagliare la corda, dopo aver perso il posto.

Anche il Napoli di Ancelotti, accolto un anno e mezzo prima come l'unico rinforzo reclutato da De Laurentiis, è irriconoscibile. Quella squadra capace di cantare e portare la croce dell'anti Juve, è diventata una polveriera. E i motivi sono noti, anche se fanno a gara per nasconderli. Sette esponenti della rosa con il contratto in scadenza rappresentano un attentato alla serenità del gruppo che è e rimane abbarbicato alla sua guida spirituale e tecnica. La decisione del ritiro punitivo spifferata prima ai giornalisti che ai diretti interessati fu come mettere insieme nitro e glicerina: boom, scoppiò la rivolta.

E adesso risulta complicato persino a un fuoriclasse della gestione di uomini e calciatori, riportare il sereno dentro il perimetro di Castel Volturno. Laggiù dove è complicato persino tagliare l'erba dei campi di allenamento se per caso la pioggia dovesse farsi insistente per qualche giorno di seguito.

L'unica fortuna, a dire il vero, vista dalla parte del Napoli attraversato dai veleni è che il Milan dal quale prese un paio di manrovesci in coppa Italia nei mesi passati, non è nemmeno lontano parente di quel Milan. Solo Ancelotti ha conservato la sua allure e il carisma necessario per inchiodare Rizzoli, designatore nel confronto dei giorni scorsi, facendogli confessare in diretta tv che «sì, abbiamo sbagliato in Napoli-Udinese». La risposta del designatore è un capolavoro di astuzia. Perché Ancelotti aggiunse «se c'è Orsato o Rocchi io accetto l'errore» ed ecco Orsato, designato per Milan-Napoli. Che furbacchioni deve aver pensato Carlo. In questa sfida tra due nobiltà calcistiche decadute in classifica, la vera chicca è che per una sera Ancelotti godrà una particolare immunità. «Mai sarà un avversario» scrissero su un post quelli del Milan alcuni mesi fa.

E non solo perché ai tempi di Fassone e Mirabelli andarono a Monaco di Baviera a chiedergli di tornare. Carlo declinò e seppe poi che nonostante il suo giudizio poco lusinghiero su Calhanoglu e Rodriguez, i due partirono per Milanello. Oggi, a dispetto del declino, risponderebbe sì.

FOrd

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