Djokovic cede lo scettro Murray nuovo re di Roma

Trionfo dello scozzese, ieri 29 anni: Nole stanco e nervoso perde in due set. Serena batte la Keys

Djokovic cede lo scettro Murray nuovo re di Roma

Roma Fino una decina di giorni fa a Roma c'erano due certezze: il sole e Novak Djokovic. Ed invece alla fine gli Internazionali d'Italia, e con loro il numero uno al mondo, si sono consegnati ad Andy Murray, e pure abbastanza docilmente. Una delle finali più umide che il tennis ricordi ha dunque fatto un regalo allo scozzese nel giorno del suo compleanno e a sentire lui è la prima volta che lo passa vincendo, facile perfino. Perché il doppio 6-3 che ha concluso il torneo è arrivato quasi senza sorpresa ha regalato al tennis una nuova verità: anche Djokovic, ogni tanto, suda. È successo appunto ieri, in una partita figlia dello sforzo che il serbo aveva dovuto compiere per superare Nishikori nella semifinale di sabato conclusa a sera tarda: non c'è stato infatti tempo per recuperare e poi la pioggerella fastidiosa che ha bagnato tutto il match, la terra rossa diventata perfida e un Murray molto sul pezzo, hanno fatto il resto. E in considerazione del fatto che nelle ultime undici edizioni avevano vinto solo Nadal (7) e Nole (4), capirete il perché di un'impresa.

«Ho giocato una settimana perfetta e ho saputo approfittare del fatto che Nole era un po' stanco» ha detto Andy dopo aver preso il trofeo dalle mani di uno Stan Smith che si è presentato per ritirare la Racchetta d'Oro alla carriera rigorosamente Stan Smith ai piedi. «Ho avuto tante ore e tante emozioni sul campo questa settimana, forse troppe per essere fresco ha ribattuto Djokovic, seccato ma con garbo -. Non capisco solo perché il match non sia stato sospeso qualche minuto per mettere a posto il campo: era diventato fango e rischiavamo di farci male. Diciamo che l'arbitro ha voluto dimostrare la sua autorità su di me, gli faccio i complimenti. Ma, detto questo, Andy ha meritato di vincere». Giusto e cavalleresco. Così come avrebbe meritato miglior sorte il sorriso cavallone di Madison Keys, ma se alla fine di un match Serena ti dice «tu sarai la prossima numero uno del mondo» vuol dire che l'appuntamento è solo rinviato. La Williams ha vinto 7-6, 6-3, sfoggiando poi il suo italiano molto migliorato nelle interviste a bordo campo e in sala stampa, il tutto per dire in sintesi che per Parigi è pronta: «Mi sento bene anche se quest'anno ho giocato poco. L'importante è essere a posto al momento giusto». Ovvero questo, per sfortuna del resto del tennis femminile.

Roma insomma chiude così, dopo giorni di grande entusiasmo e siparietti davvero gustosi. Menzione d'onore per i genitori di Djokovic, primi ad alzarsi in piedi ed applaudire dopo il punto vincente di Murray. Ed anche per l'idea di celebrare i campioni della Davis 1976, faticosamente radunati sul Centrale dopo una serie di trattative: lì dove gli americani avrebbero fatto uno show, si è assistita ad una premiazione un po' freddina, visti i veti incrociati di alcuni protagonisti. Ma mettere uno accanto all'altro Pietrangeli, Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli merita comunque un plauso.

Menzione al contrario invece per i due presentatori scelti per le premiazioni: lei che insiste per far dire qualcosa in italiano a Murray suggerendogli un complicatissimo «ciao», lui che fa una domanda a Djokovic e poi non gli passa il microfono, provocando il sollecito spazientito del serbo. Il tutto dopo aver presentato gli sconfitti delle finali come il secondo classificato. Attendiamo, a questo punto, una classifica finale.

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