In principio c'era Nicola. Il nome di battesimo era sufficiente quando si parlava e si scriveva di tennis. E non soltanto. Nicola Pietrangeli ha chiuso gioco, partita e incontro a novantadue anni, vissuti, come forse soltanto lui ha saputo e voluto fare. Epoca bella, la sua, Roma, la dolce vita e viaggi nel favoloso mondo delle meraviglie, con la carta di credito del tennis, passaporto diplomatico universale, dopo una infanzia non altrettanto libera e bella, nonostante all'anagrafe nobiliare risulti Pietrangeli conte Chirinsky, non un titolo acquistato al mercato delle coccarde ma per eredità di famiglia, sua madre Anne de Yorgainge, era figlia di Alexis von Yourgens, alto ufficiale dello zar, da giovanissima andò sposa al conte Chirinsky, nei giorni della rivoluzione la famiglia si imbarcò su un piroscafo verso Tunisi, parlavano tutti russo e qualche frase in tedesco, fu dura farsi intendere.
Quando Giulio, il padre di Nick, fece costruire un campo di calcio e uno di tennis, nella terra polverosa di Tunisi, il romanzo breve riferì che Nicola per questo sarebbe già nato tennista, in verità a lui piaceva il football. Il resto è riassunto nella sua carriera sui campi mille di ogni parte del mondo ma c'è altro, c'è la bella vita nei migliori luoghi notturni, le donne fascinose, gli amori clandestini, Parigi, Chez Castel, il club più esclusivo degli anni Sessanta-Settanta, le Nights Sessions, così venivano definite le ore della libertà, du plaisir, del divertimento, prima delle grandi sfide sul campo del Roland Garros dove Nicola seppe vincere due volte. Le sere da Chez Castel, rue Princesse 15, Saint-Germain-des-Prés,VI arrondissement, erano affollate di personaggi epocali, il Tout-Paris, politici, sportivi, attrici, attori, imprenditori, il diario di memorie e fotografie elenca Claude Brasseur, Johnny Hallyday, Jean-Pierre Cassel, Sacha Distel, Coluche, Carolina di Monaco, Catherine Deneuve, Jean-Paul Belmondo, Serge Gainsbourg, Brigitte Bardot, Roger Vadim, Françoise Sagan, Aristotele Onassis, Stàvros Niarchos, Gianni Agnelli, Mick Jagger, Françoise Hardy, Marcello Mastroianni, Rudolf Nureyev, Parigi valeva bene una messa per quel bell'uomo italiano dagli occhi azzurri e dalla voce appena raschiata.
Lo stesso accadeva a Montecarlo, hotel de Paris, l'Hermitage, i tavoli del Casinò, la Terrasse, il ristorante che si affaccia sul Centrale, le partite a golf con il principe Ranieri, l'affinità con Lea Pericoli e le quattro donne amate e ricordate per nome Susanna (Artero, moglie e madre di tre figli) Lorenza, Licia (Colò, una lunga passione per un arco di età troppo largo), per ultima Paola, tutte però con lo stesso epilogo, l'abbandono. "Non ho mai capito perché sia finita con Licia, una parte di me spera ancora che torneremo insieme. È che ho voglia di Licia", fu quasi un appello a se stesso. Gli amori, d'accordo, ma oltre a trofei, coppe, insalatiere, ace, passanti e lob, dominavano Ruinart e dom Perignon, il fumo ambiguo delle Gitanes papier maïs tra le dita ingiallite di Gainsbourg, un film senza copione scritto e colonna sonora ma benissimo interpretato sul set della vita. Timido tentativo da fondo campo, il suo, di smentire il gossip: "Passavamo quindi la sera, per distrarci, in un ristorante vicinissimo al night club Chez Castel di Regine, una dama allora famosissima, delle cui amiche eravamo amici. Raccontarono, i giornalisti italiani assenti, che avessimo trascorso la serata ballando sfrenatamente sui tavoli, in preda all'alcool, mentre a mezzanotte salutammo e raggiungemmo le nostre abitazioni". Nicola era sempre presente, accolto con le riverenze che si dovevano a un campione di stile ed eleganza, romano per nulla vitellone, astuto e sottile nelle parole e nella postura, come sapeva fare con la racchetta in mano. La sua ironia, anche disarmante, lo rendeva cittadino onorario del mondo, il tennis gode di questi privilegi, conserva i riti del circolo esclusivo, ne ha smarrito l'educazione.
Gentleman, cortese, charmeur, icona di un tennis di classe, così lo hanno ricordato ieri, nei titoli, i giornali francesi. Nicola Pietrangeli ha saputo grandiosamente giocare. Ha saputo benissimo vivere. Quiet, please. Silenzio, per favore.