Un urlo straziante, un pianto senza freni, una caviglia che diventa un melone. Sono tre ore che Alexander Zverev tenta di aprire un varco nella resistenza di Rafa Nadal, ma quello niente: gli pianta l'ennesimo dritto bionico lungolinea e lui si sposta di lato per prenderlo. Il piede destro s'incastra nella terra rossa, i legamenti si aggrovigliano, e l'immagine di Sasha che esce in carrozzina chiude nel modo peggiore una semifinale diventata maratona. Tornerà in stampelle per salutare arbitro, pubblico e avversario, e questo forse lo farà diventare più grande. «Si sente come se gli avessero rubato un pezzo di vita», ha detto il fratello Misha. E così intanto ha vinto Nadal, quello che in teoria fisicamente stava peggio. Nello sport si parla spesso a sproposito di dramma, ma quello del tedesco non ha altre parole per descriverlo.
Alla sua età, 25 anni, ha già una vita complicata (la sua ex lo ha denunciato per violenza) e una carriera irrisolta, con un carattere che ha già fatto scappare qualche allenatore. È sempre al limite dell'esplosione finale, insomma, ma al Roland Garros sembrava aver trovato la strada: vincendo ieri sarebbe diventato numero 1 al mondo (sarà 2 invece). Quel maledetto inciampo di lato ha rovinato tutto: «È davvero dura - dirà poi Rafa un po' sconvolto -: è stato molto sfortunato. Per me è un sogno essere ancora in finale, lo sanno tutti. Ma sono stato con lui di là nello stanzino e vederlo piangere è stato un momento molto duro». Finisce così dunque il giorno che celebrava i 36 anni del grande campione, con la gente a cantare «Happy Birthday» e il torneo che fa scrivere gli auguri sul campo. Roba da vecchietti in pratica, se non fosse che dopo i primi 80 minuti di partita si era ancora al primo set, con Zverev avanti 6-2 al tiebreak. Quattro set point, che Rafa ha smontato uno dopo l'altro facendo cose che voi lettori non potete neanche immaginare. Finirà 10-8 per lui, eravamo solo all'inizio.
La partita sotto un tetto (pioveva forte ieri a Parigi) stava diventando insomma un bagno di umidità dal quale Nadal come sempre era quasi senza una piega. Anche nel secondo set, per dire, si è trovato 2-5 sotto, perdendo quattro volte il servizio. Ma poi, non si sa come (o meglio, con un paio di passanti micidiali), eccolo al nuovo tie break, spezzato da quell'urlo lancinante. «Sasha vincerà uno Slam un giorno, molti più di uno», dice alla fine Rafa.
Però intanto il dramma da copertina di Zverev nasconde un finale già visto: Nadal - che, comunque vada, salterà poi Wimbledon - è il secondo finalista più anziano del torneo (Bill Tilden nel 1930 aveva 37 anni) e sarà la sua quattordicesima volta. Le altre tredici le ha vinte: chiunque sarà il suo avversario (Cilic o Ruud), comincia a fare gli scongiuri.
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