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Alvaro e Cassano salvano Stramaccioni

Il passaggio al nuovo modulo non cambia la sostanza. A Verona l'Inter torna a vincere ma non entusiasma

Alvaro e Cassano salvano Stramaccioni

Era tutto perfetto, la maglietta stirata, il caschetto lucidato a nuo­vo, le pacche dei compagni, la gran­de attesa. Poi al primo scatto un fa­stidio e Christian Chivu si è fermato appena messo piede in campo per il riscaldamento. Una maledizione per lui il Bentegodi e adesso l’Inter cosa fa, dopo tutto il chiasso attorno alla difesa a tre, rinuncia?
Neppure per idea, ecco Walter Sa­muel, non è esattamente uno capa­ce di impostare l’azione dal basso, non ha i piedi, ma Stramaccioni non si tira indietro, coraggio o inco­scienza non importa, il presidente non si delude e gli dei lo hanno pre­miato nella partita più incasinata di questi ultimi anni, alla fine vinta me­ritatamente, con tutto quel carico di autostima che si trascina dietro, ancora vincente fuori casa, ancora senza reti subite. Eppure è iniziata da paura perché non è facile riusci­re a mettere in campo così bene la confusione.

Tanta, abbondante, deprimente, scrosci di confusione totale, con un pallone che rimbalza qua e là sfini­to, preso a calci senza rispetto, nel buio delle idee. Cosa sarà quando due squadre non riescono a fare tre passaggi consecutivi, picchiano senza ritegno e si lamentano con l’arbitro a ogni palla persa.Un duel­lo spalla a spalla, non si poteva stabi­lire con certezza se nel gioco a far ca­sino primeggiasse l’una o l’altra, sta di fatto che l’Inter a un certo punto ha fatto gol con una rete talmente occasionale e probabilmente in fuo­rigioco non rilevato dal signor Do­bosz, assistente di fronte alla tribu­na, anche lui contaminato. È succes­so in una fase talmente annoiante della partita che probabilmente si stava facendo un pisolo. Comun­que Yuto Nagatomo, dimenticato in fascia per mezz’ora, dalla destra ha centrato o tirato in porta un pallo­ne abbastanza squallido ma devia­to da Cesar o Frey, uno dei due. La palla è finita in area piccola dove il più lesto è stato Alvaro Pereira, uno dei più confusi, che di piatto ha mes­so alle spalle di Sorrentino in tuffo abbastanza disperato. Giusto per dare un quadro reale della scena successiva, è giusto rilevare che mentre le proteste dei giocatori del Chievo erano modeste e inefficaci, Alvaro Pererira ha tentato, senza riuscirci, di baciarsi il gomito.

L’Inter qualche attenuante l’ave­va, insomma Sneijder fuori dopo 22 minuti non era un buon segnale, un risentimento muscolare, Stramac­cioni non ha voluto rischiare niente con Palacio ancora fuori anche do­menica sera contro la Fiorentina e l’ha richiamato in panchina. Il bal­lottaggio con Cassano l’aveva vinto l’olandese ma è durato poco, fino a quel punto le palle gol, si fa per dire, erano state tutte del Chievo e quasi sempre sui piedi di Pellissier che si è esibito nel fallirle sistematicamen­te, la prima dopo venti minuti ab­bondanti quando Ranocchia e Jesus erano a spasso e lui ha tentato un pallonetto malinconico. La se­conda alla mezz’ora dove a bucare sono stati in sequenza Ranocchia, Samuel e Zanetti, palla sul secondo palo dove sempre il capitano del Chievo ha messo a lato con natura­lezza.

Nel frattempo, giusto per onora­re la sacra amicizia fra i due presi­denti, in campo nessuna cortesia e cartellini gialli a raffica, Sardo, Va­cek e Rigoni da una parte, Walter Sa­muel dall’altra come da tradizione, il primo a finire sul taccuino di Pe­ruzzo per un assalto alle spalle di Pellissier dopo cinque minuti scar­si. In genere presenta la sua busi­ness card con largo anticipo. Un so­lo elemento poteva mettere fine a tanto spreco di energie mentali e fi­siche: la stanchezza. E infatti al rien­tro dopo l’intervallo si è fatta senti­re, con grande soddisfazione di Stra­maccioni e Di Carlo che finalmente hanno iniziato a capirci qualcosa anche loro, il gioco si è fatto meno frenetico, meno portatori di palla, squadre più ordinate.

E l’Inter ha vinto.

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