E il Mundial brasileiro ritrova il gusto del gol

Torneo in controtendenza, media da anni Cinquanta: 3,14 a gara

I brasiliani vivono per il gol. Il Mondiale li sta ripagando con una moneta pregiata, più del Real a rischio svalutazione. Quarantaquattro in 14 partite, una media di 3,14 centri, sporcata dallo 0-0 di Iran-Nigeria, nazionali subissate da una pioggia di fischi, non a caso i primi di questo Mondiale. Per le altre squadre solo applausi, più o meno. Perché se la coppa del Mondo viaggia a una media-gol che non si vedeva dagli anni Cinquanta, il «merito» è delle difese abbozzate o approssimative.

E non è solo il caso delle cenerentole Australia e Honduras. Il campanello d'allarme suona anche per le «grandi». Risaputo dell'Italia e della necessità di Prandelli di trovare la quadra al reparto arretrato, le altre non se la passano meglio. Il Brasile al debutto ha concesso non poco alla Croazia, è andato in svantaggio su autogol e ha rischiato diverse volte. La cinquina incassata dalla Spagna parla da sola come le facce delle controfigure di Sergio Ramos e Pique, ma l'Olanda prima di matare i campioni del mondo aveva mostrato movimenti ballerini di una difesa impresentabile a certi livelli. I limiti difensivi dell'Argentina sono stati messi a nudo dalla Bosnia di Pjanic e Dzeko. Considerato un banco di prova non attendibile l'Honduras per la Francia, l'eccezione vera è quella della Germania: più del poker al Portogallo ha entusiasmato la solidità della squadra di Loew che ha concesso in novanta minuti un sinistro e una punizione al pallone d'oro, Cristiano Ronaldo.

Ecco, i tedeschi sono gli unici allineati con la tradizione mondiale che vuole i trionfatori dotati di un bunker praticamente impenetrabile. Considerando le edizioni a 32 squadre, cioè da Francia 1998, è una costante. I bleu padroni di casa chiusero con 2 gol subiti, uno nel girone e uno in semifinale. Il Brasile pentacampeon in Corea-Giappone, incassò il doppio di reti (tre nel girone) per alzare la coppa, ma il cammino delle gare a eliminazione diretta fu quasi immacolato, sporcato solo dall'Inghilterra. Fece meglio l'Italia nel trionfo di Berlino con Buffon battuto solo dall'autorete di Zaccardo contro gli Usa e dal rigore di Zidane in finale. La Spagna partì male anche in Sudafrica: sconfitta di misura con la Svizzera e un gol dal Cile.

Poi abbassò davvero la saracinesca: dagli ottavi all'ultimo atto, quattro vittorie per uno a zero. Tutti mondiali del «primo non prenderle», ma la terra che vive per il gol sogna il ribaltone al ritmo di «vince chi segna di più».

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