Diffidate dei portieri dalla lacrimuccia facile; dei portieri che frignano dopo una sconfitta all'ultima minuto, dei portieri che si commuovono annunciando il proprio ritiro (magari, per poi smentirlo il giorno dopo). Ma, di converso, diffidate pure di quelli che esultano dopo una parata e di chi in tv fa contemporaneamente il testimonial per quattro prodotti commerciali (materassi, patatine, assicurazioni e shampoo). No, il vero portiere fuoriclasse deve somigliare quasi a un anacoreta, a un eremita, a un asceta. È il profilo di un solitario che - cosciente della superiorità del proprio ruolo - sa controllare le emozioni (comprese le più forti), tanto nella buona quanto nella cattiva sorte. In Italia c'è solo un campione che ha incarnato, con spirito «religioso», questa etica comportamentale. In campo come nella vita. Il suo nome è Dino Zoff. Il più grande di tutti.
Zoff, come giudica la prestazione del portiere del Liverpool, Loris Karius?
«Ho sofferto per lui. Mi è dispiaciuto vederlo piangere a fine partita. Credo che il suo secondo errore sul tiro di Bale sia figlio del primo. Dopo il gol regalato a Benzema, non è riuscito più a riprendersi».
Lei, in carriera, ha mai provato un analogo stato d'animo?
«I portieri non possono permettersi di abbattersi. È dinanzi alle critiche e nei momenti negativi che un atleta di alto livello dimostra davvero il suo valore».
Karius ha sbagliato per mancanza di concentrazione o a causa di un crollo psicologico?
«È impensabile un deficit di concentrazione in una partita tanto importante. E il carattere dovrebbe venir fuori nei momenti di maggiore difficoltà».
Lei, questo carattere, ha sempre dimostrato di averlo: da giocatore, da allenatore e da uomo. Crede che la carriera di Karius sia finita?
«Penso di no. Lo spero per lui, ha solo 25 anni e non può certo gettare la spugna».
Gli consiglierebbe di ricorrere all'aiuto di uno psicologo?
«No.
Karius deve trovare in se stesso la spinta per risollevarsi. I tifosi del Liverpool lo hanno applaudito. Ora dovrà essere lui a ripagarli dimostrando che quello contro il Real è stato solo un incubo. Ma dagli incubi ci si sveglia. Per poter tornare a sognare».
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