Entrambi hanno segnato 156 reti di cui 7 rispettivamente a Inter e Milan

Li metti uno accanto all'altro e ti sembrano una fotocopia. Non solo per quel ciuffo appoggiato sulla parte sinistra della fronte. Filippo Inzaghi e Roberto Mancini presi per i capelli sono uno spettacolo, immacolato il primo, decisamente brizzolato il secondo, anche se l'allenatore di Jesi ha dato una bella sforbiciata ultimamente. Domenica si ritroveranno faccia a faccia nel derby di Milano e per l'occasione lo specchio sarà il campo. Per entrambi una prima volta: per Pippo da allenatore nel derby; per il Mancio sulla panchina dell'Inter dopo aver preso il posto di Mazzarri.

Così uguali, così diversi. Rapinatore d'area il rossonero, prestigiatore il secondo. Uno segnava anche di anca, vedi gol nella finale Champions di Atene, l'altro ti ammaliava con prodezze come il tacco volante con la maglia della Lazio al Parma. Eppure il fatturato di gol prodotto in campionato è incredibilmente identico: centocinquantasei in carriera segnati in Serie A, appaiati al diciottesimo posto nella classifica all-time in compagnia di Gigi Riva.

E non è finita. Hanno vissuto in contemporanea all'ombra della Madonnina per quattro stagioni dal 2004 al 2008. Inzaghi guidava l'attacco del Milan, Mancini guidava l'Inter. Tre volte si sono affrontati: due volte il Mancio ha avuto la meglio, solo una Pippo. Era l'ultimo confronto, l'attaccante segnò anche un gol e l'Inter rischiò anche di perdere lo scudetto, strappato all'ultima giornata a Parma. Poi Mancini se ne andò dall'Inter, quasi sbattendo la porta. Ora ci rientra da quella principale. L'esordio bis contro il Milan, castigato con sette gol da calciatore. E Inzaghi quanti ne ha segnati all'Inter? Ovviamente sette. Altra fotocopia. Non poteva essere che così per due che si presentano e dicono: «Vogliamo riempire di nuovo San Siro».

Già, i tifosi. Più che in panchina magari li vorrebbero rivedere in campo leggendo statistiche e numeri. Ci andranno altri. E qui i due vanno per la loro strada. Il bomber Pippo ha una sola certezza, El Shaarawy, che sicuramente non è un centravanti. Dall'altra parte il fantasista Mancini rimette il trequartista nello scacchiere dell'Inter, ma soprattutto si affida inizialmente ai gol di Icardi. Il rossonero teme l'effetto Mancio, il nerazzurro l'onda lunga dell'entusiasmo di Pippo.

Perché agli occhi dei loro tifosi i due sono ancora una volta la stessa cosa: una garanzia. Da ripagare nel derby: ne hanno vissuti dieci a testa. Uguali anche in questo, perché la fotocopia non è solo questione di ciuffo.

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