Un esercito spinge Nibali in rosa

Novanta persone, 17 ammiraglie, 3 quintali di pasta per una maglia

Un esercito spinge Nibali in rosa

Milano Vincenzo Nibali va in fuga e vince ma dietro c'è chi chiude il gruppo. Vale per lo «squalo» ma anche per tutti gli altri: Pozzovivo, Colbrelli, Mohoric, Rohan Dennis tanto per fare qualche nome. Tutti pronti per il Giro, allenati, tirati, perfetti. In tv e sui giornali ci vanno loro, ma alle spalle c'è tutto il team della Bahrein-Merida che pedala e nel quartier generale a pochi chilometri da Milano, in quella Brianza che è la silicon valley del ciclismo italiano, prepara la prossima spedizione al Giro che partirà tra poco meno di una settimana da Bologna. Un lavoro e un'organizzazione che uno neppure si immagina. Un esercito di quasi 90 persone tra atleti, direttori sportivi, massaggiatori, meccanici, medici, osteopati, nutrizionisti, autisti, cuochi, addetti alle pr che si muovono con due motorhome, due camion officina, 17 ammiraglie, tre caravan, qualche centinaio di biciclette. «Sì più o meno i numeri sono questi- spiega Alex Carera, direttore commerciale del team- Per una squadra World Tour come la nostra il budget per una stagione è intorno ai 18 milioni che servono a coprire stipendi e logistica. Oltre alla corsa dobbiamo ovviamente occuparci di tutto il resto dal cibo, alle trasferte alle prenotazioni alberghiere, ai biglietti aerei...».

Nulla è lasciato al caso. Così la vigilia di una grande corsa qui è tutto un susseguirsi di riunioni tecniche, di appunti sulle lavagne, di materiali preparati e pronti per essere caricati: «Ci portiamo via praticamente tutto ciò che ci serve per sopravvivere tre settimane e non solo il cibo perchè i ragazzi non mangiano nulla che non sia cucinato da noi- spiega Carera- Al Giro è più semplice perchè quando le tappe passano vicino casa si può fare un salto a rifornirsi, con il Tour invece è tutto più complicato ed è vietato sbagliare». Dettagli che fanno la differenza e che possono decidere una vittoria o una sconfitta. Numeri assurdi se si pensa che in una stagione la squadra utilizza 33mila borracce, 3 quintali di pasta, 11mila litri di acqua, 12 mila cialde per il caffè, 200 caschi e un numero infinito di occhiali «perchè quelli si perdono...» si rammarica Carera. Non solo. Una corsa a tappe significa anche un carico incredibile di attrezzatura per l'officina mobile e il lavoro dei 12 meccanici: ricambi, copertoni ruote, scarpe, vestiario: «Ogni corridore ha almeno cinque bici contando anche quelle da cronometro- spiega Carera- Alcuni come Vincenzo però arrivano a nove». E non è un vezzo ma necessità perchè, in corsa, avere a disposizione bici differenti a seconda dei percorsi può fare la differenza. «Poi ci sono materiali che servono a semplificarci la vita- spiega il direttore commerciale Bahrein- Vede questi tappetini con la foto e il nome dei corridori? Sono quelli che si mettono sotto la bici quando si fanno i rulli per scaldarsi prima della crono.

Li abbiamo fatti fare per disperazione, perchè non riuscivamo più a star dietro ai tifosi che ci chiedevano chi è questo, chi è quello... Ora vedono foto e nome e senza chiedere nulla si fanno un selfie. E noi continuiamo a lavorare...»

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