Sarà che questo - tra gironi di coppe europee e partite delle nazionali - è il periodo dell'anno calcistico in cui il calendario è più ingolfato, sarà che alcuni campionissimi finora hanno marcato visita e che diversi grandi club sono ancora in piena rivoluzione tattica, fatto sta che leggendo le classifiche delle principali leghe continentali si scopre un fatto imprevisto: in Europa regna l'equilibrio. Solo da noi c'è una squadra che - con i suoi 5 punti di vantaggio sulle seconde - sta provando a scappare, ed è comunque una Juve che ancora non ha convinto fino in fondo.
Dopo un'altra estate di sperequazioni finanziarie, con la solita decina di squadre che ha prelevato i migliori giocatori dalle rivali di seconda e terza fascia a suon di milioni, la maggioranza dei tifosi temeva che questa stagione - almeno nei campionati nazionali - avrebbe regalato noia. Diciamo che a spanne il pubblico calcistico si può dividere a metà: ci sono quelli che tifano per squadre non in grado di competere per il vertice, almeno sulla carta, e quelli che invece vorrebbero vedere i propri campioni più spesso all'opera contro formazioni di pari livello. Per questo le voci sulla creazione abbastanza imminente di una Superlega europea destinata alle società d'élite avevano ricominciato a rincorrersi.
Probabilmente sarà questo il futuro, troppi interessi vanno in questa direzione. E però nel frattempo ci stiamo annoiando molto meno del previsto. In Inghilterra, dove peraltro la Premier League offre stagioni molto più incerte della media europea, i clamorosi investimenti dei due club di Manchester (185 milioni lo United, 181 il City) per ora non hanno scavato un solco proporzionale in classifica. Anzi, se i Citizens di Guardiola tutto sommato stanno tenendo fede alle attese, il bilancio di Mourinho è in tinta col suo club: era dal 2001, infatti, che i Red Devils non partivano così male (14 punti in 8 partite, 2 meno del Van Gaal di un anno fa). Il momento dei due uomini simbolo è emblematico: Ibrahimovic dopo un ottimo inizio attualmente ha una percentuale realizzativa tra le peggiori del torneo, mentre Pogba finisce in prima pagina più per le sue prestazioni amatorie che per quelle calcistiche. E il discorso non è troppo diverso per il Chelsea di Conte, che dopo aver finalmente avuto i quattrini per sedersi a un «ristorante di lusso» (141 i milioni spesi sul mercato dai Blues) è stato già lambito dalle prime voci di esonero.
Se la stessa cosa non è accaduta ad Ancelotti dipende dal fatto che, pur senza incantare, il suo Bayern Monaco in vetta alla classifica della Bundesliga c'è. Ma i bavaresi mancano l'appuntamento con la vittoria da tre partite e così Carletto deve giocare in difesa: «In ogni stagione ci sono momenti difficili - ha detto ieri -, a volte succede a ottobre, altre a febbraio. Dobbiamo mantenere la calma e trovare soluzioni. Quel che va cambiato è l'atteggiamento, non i giocatori». Probabilmente ha ragione, ma in generale dipende anche dai giocatori. Se si chiamano Messi e Cristiano Ronaldo averli o non averli fa tutta la differenza del mondo, a prescindere dal fatto che il resto della squadra sia imbottito di campioni.
Il lento recupero del madrilista dall'infortunio rimediato agli Europei e i problemi di pubalgia dell'argentino hanno rallentato la corsa di Real Madrid e Barcellona, consentendo all'Atletico Madrid di rialzare immediatamente la testa dopo la drammatica batosta nella finale dell'ultima Champions League. Ma se c'è un paese in cui gli outsiders stanno facendo la rivoluzione, quello non poteva essere che la Francia.
Da quando sono arrivati gli arabi il PSG ha speso oltre 700 milioni di euro, e però in questo momento si ritrova a guardare le spalle del Nizza da 4 punti di distanza. Il Nizza di Balotelli: vuoi vedere che «Garibaldi» sta per fare un'altra impresa?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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