Prendete una ragazza cinese e mettetela su un campo da tennis. Fino a una decina di anni fa il risultato sarebbe stato scadente, ma poi è arrivata Li Na. La prima (e il primo) del suo Paese a vincere un torneo del Grande Slam: a Parigi - dove nel 2011 ha sconfitto in finale Francesca Schiavone - e poi a Melbourne 2014. La prima ad arrivare al numero 2 del ranking, la prima a ribellarsi al governo che le toglieva quasi tutti i guadagni per ragion di Stato, la prima a licenziare il marito. Come coach ma non come marito. Una cinese ma non troppo, insomma, considerata un po' ribelle e un po' pazza. Quest'anno ha lasciato, causa un ginocchio ribelle pure lui, ed è stata nominata tra i candidati a «migliore sportiva dell'anno» dei Laureus Award, gli Oscar dello sport che saranno assegnati il mese prossimo a Shanghai: «Il premio più grande per un atleta - confida divertita -. Sarei anche più contenta se lo vincessi, qui a casa mia...».
Cominciamo dalla fine: l'annuncio del ritiro e quello della maternità.
«Ho sentito un affetto incredibile, un po' non me l'aspettavo. Quando giochi è difficile farsi delle amiche».
Ce ne sono nel circuito?
«Quattro o cinque. Ma la più amica è Petra Kvitova: spero sempre che vinca, adesso che non gioco più s'intende».
E la più pazza?
«La più divertente: la Schiavone. Come parla, come gioca: mi fa sempre ridere. Mi piace».
Poi c'è Serena Williams...
«Ah sì: speravo di non doverla sfidare più, ma nelle nomination per il Laureus c'è anche lei. Ancora una volta».
Giudizio sul campo: è la migliore di sempre?
«Fare paragoni storici è sempre difficile. Ma credo che abbia molte chance per essere considerata la più grande».
E Li Na? Una star in Cina...
«Sì, ma tutto è partito da quando Lin Ting e Sun Tiantian hanno vinto l'oro nel doppio alle Olimpiadi di Atene. È cominciato tutto da lì anche per me».
Cos'è il tennis a mandorla?
«Abbiamo un'accademia che funziona alla perfezione, giovani che stanno crescendo, 40 tornei durante l'anno. Ce n'è uno anche a casa mia, a Wuhan. Purtroppo l'anno scorso non ho potuto giocare, quest'anno torno da spettatrice».
C'è qualche tennista cinese pronta per il n°1?
«Ci sono tanti giovani che stanno arrivando: bravi e motivati. Tra le donne qualcuna potrà arrivare al n°1, soprattutto ora che non ci sono più io...».
Da ex cosa manca a Li Na?
«Ora vivo con meno pressione, manca l'adrenalina della partita. Non mi mancano i lunghi viaggi e le iniezioni al ginocchio. Insomma, la vita va avanti».
Qualche rimpianto?
«Ah sì: non aver battuto un po' di più Serena: è successo solo una volta».
Consigli ai giovani?
«Avere chiaro i propri obbiettivi, non mollare mai. E non avere come coach il proprio marito: non fatelo se potete».
E una mamma tennista?
«Non so cosa faranno i miei figli, io di sicuro farò il part time: ho la mia fondazione a cui badare per dare un futuro ai giovani, ma la famiglia è un lavoro. Da cui non ci si può dimettere».
Per finire: come il tennis si ricorderà Li Na?
«Come vorrei che mi ricordassero: tosta e coraggiosa. E un po' pazza».
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