Exit strategy Juve

Agnelli e gli altri imputati propongono il patteggiamento nel processo Prisma. La mossa dettata da Elkann. E per Andrea è il capolinea

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Andrea Agnelli: un anno e nove mesi; Pavel Nedved: un anno e due mesi; Fabio Paratici: un anno e sei mesi; Cesare Gabasio: un anno e sei mesi. Stefano Cerrato: un anno. Queste le richieste di patteggiamento degli imputati della vicenda Prisma relativa alle plusvalenze generate dall'acquisto e dalla cessione di giocatori, alle manovre sui stipendi della Juventus con i reati di manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali delle società quotate, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e ostacolo agli organi di vigilanza. L'accordo con i piemme Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano sarà efficace e produttivo di effetti, dopo che verrà vagliato a settembre dal giudice delle udienze preliminari, il quale sarà chiamato a valutare, in particolare, se la pena concordata sia effettivamente congrua rispetto al fatto contestato. I piemme hanno chiesto l'assoluzione per Maurizio Arrivabene all'epoca presidente del cda di Juventus. Lo stesso club patteggia 150mila euro di multa e, ad oggi almeno, non riconosce nessun risarcimento: soltanto un impegno a farlo nella misura massima di 300.000 euro per Consob e 700.000 euro per le altre parti civili.

Per meglio chiarire, l'applicazione della pena su richiesta delle parti (che è comunemente nota come patteggiamento) è un procedimento speciale che presuppone un accordo tra imputato e pubblico ministero sull'entità della pena finale. Va da sé che la difesa degli imputati abbia ritenuto di evitare il lungo processo che avrebbe potuto portare anche a sentenza pesantissima ed esecutiva per gli ex dirigenti della Juventus mentre nessuna questione riguarda la squadra, escluse conseguenze disciplinari e penalizzazione in classifica.

Di certo, la vicenda macchia definitivamente l'immagine di Andrea Agnelli, erede di una tradizione secolare e di una storia di famiglia nel rapporto con la squadra di calcio. L'euforia degli scudetti, la miopia contabile (per usare una frase morbida), l'orgoglio scriteriato di affiancare o superare i grandi avversari come Real Madrid e Manchester City o Paris St. Germain, con l'idea folle della superleague, hanno stravolto i bilanci bianconeri fino al punto di colpire anche la classifica della squadra e la partecipazione ai tornei Uefa, con gravissime ricadute sul bilancio.

La richiesta di patteggiamento è il risultato di una riflessione che parte dall'azionista di riferimento e le voci di dentro, che giungono da Torino, riferiscono di un punto di non ritorno tra Andrea Agnelli e lo zio di primo grado John Elkann il quale non ha più accettato compromessi e soluzioni diplomatiche tanto evidenti erano gli errori di gestione; anche l'ultimo tentativo di supporto e di rientro dell'ex presidente della Juventus è stato respinto senza un solo attimo di dubbio, l'aut aut prevedeva l'uscita, non altro.

Si conclude così, nell'attesa della parola del giudice, l'avventura di Andrea Agnelli, il presidente dei nove scudetti consecutivi, il dirigente che ha portato in maglia bianconera Cristiano Ronaldo, il tifoso che ha vissuto, sofferto e perso due finali di champions league, l'azionista che ha cambiato il marchio, l'immagine del club a livello internazionale ma, al tempo stesso, lo ha fatto scivolare in un drammatico epilogo contabile,

con continui aumenti di capitale male accettati dai membri della famiglia Agnelli, quasi un miliardo di euro bruciati, un quadro totale che si trascinerà ancora a lungo sui conti della società e sui progetti della squadra.

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