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La F1 incorona Lewis VII. Ma ora ad Hamilton interessa il mondo vero

Vince Gp e 7° titolo. Poi, in casa Erdogan, parla della sua lotta per l'inclusione e l'uguaglianza

La F1 incorona Lewis VII. Ma ora ad Hamilton interessa il mondo vero

Il settimo lo ha voluto vincere alla Schumacher. Lewis Hamilton non lascia mai sfuggire nulla al caso. Non si vincono sette mondiali soltanto perché si guida la macchina migliore, basta vedere che fine hanno fatto quelli che avevano una Mercedes come la sua Fatti e parole. Vince in pista, anzi stravince anche in un giorno in cui si sarebbe potuto accontentare, disputa una delle sue gare più concrete risalendo dalla sesta alla prima posizione per poter mettere il punto esclamativo alla fine di una giornata che entrerà nella storia della Formula 1. È partito indietro, ha sbagliato, non si è fatto prendere dalla voglia di strafare al contrario di qualche ragazzotto attorno a lui (vedi Max e Charles), ha aspettato il momento giusto, ha sferrato l'attacco vincente e poi ha gestito lo stesso set di Intermedie per 50 giri. Probabilmente non la sua vittoria più bella, ma una delle sue vittorie più significative. Schumacher aveva vinto il suo settimo mondiale con un ottavo posto, Hamilton ha voluto festeggiarlo dal gradino più alto del podio dopo aver ricevuto i complimenti di tutti gli avversari che aveva appena battuto.

Ma Lewis VII ormai non è più soltanto un pilota o un campione del mondo. È un uomo che vuole sfruttare la sua popolarità per vincere battaglie più importanti per l'umanità. Ormai vola come Lebron James e colpisce come Muhammed Ali. Vola come una farfalla e colpisce come un'ape. Parla come un profeta o come un capo di stato. «Una forza trainante per me quest'anno è stata quella di dare l'esempio per le prossime generazioni, non dobbiamo mai rinunciare ai nostri sogni. Molti mi hanno detto che il mio era un sogno impossibile, eppure eccomi qui. Voglio che sappiate che potete farlo anche voi. Non mollate mai, continuate a combattere». Vincere un mondiale è importante, vincerne sette è mostruoso, ma Hamilton ha in mente di vincere altre battaglie: «Quest'anno sono stato spinto non solo dal mio desiderio di vincere in pista, ma dal desiderio di contribuire a spingere il nostro sport e il nostro mondo a diventare più diversificati e inclusivi. Vi prometto che non smetterò di lottare per il cambiamento. Abbiamo una lunga strada da percorrere, ma continuerò a spingere per l'uguaglianza nel nostro sport e nel mondo più grande in cui viviamo». La sensazione è di non aver assistito all'ultima puntata di un colossal, perché pur non avendo ancora firmato un contratto per il 2021, Hamilton non ha ancora finito la sua opera che non è l'ottavo mondiale da vincere, ma un mondo attorno a lui da cambiare. Andare a tenere un discorso politico in Turchia non è banale. Volete che perda l'occasione di farsi sentire anche in Arabia Saudita dove la Formula 1 l'anno prossimo sbarcherà per la prima volta? «Mi sento come se stessi iniziando adesso, a livello fisico mi sento in grande forma», ha detto facendo sapere al mondo che per festeggiare il titolo, dopo un anno di cene servite in camera per evitare il contagio, si sarebbe concesso una bottiglia di vino.

Persino Schumacher osava di più, arrivando a fumarsi un sigaro.

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