Ha sempre amato i muri del Fiandre, anche se contro un muro ha rischiato di finire la sua corsa. Alessandro Ballan, 34 anni a novembre, campione del mondo a Varese nel 2008 e vincitore di un Fiandre nel 2007, domenica sarà costretto a fare da spettatore, non seduto in poltrona come qualcuno potrebbe pensare, ma a bordo strada, dando una mano ai compagni come loro stessi gli hanno chiesto di fare.
«È proprio così, sono stati loro a dirmi di raggiungerli in Belgio (è partito questa mattina, ndr) per dare loro un supporto - ci racconta il corridore della Bmc -. Li ero già andati a trovare alla vigilia della Sanremo ma poi mi hanno chiesto di vivere la vigilia e la corsa al loro fianco, per dare consigli e fare gruppo: questo è stato per me un attestato di amicizia grandissima e in un momento delicato come questo mi ci voleva proprio».
Alessandro il 20 dicembre scorso ha visto davvero la morte in faccia. Era in Spagna già da dieci giorni con la Bmc, la sua squadra, ultimo giorno di allenamento e poi sarebbe tornato a casa. «Invece per mettere a posto la borraccia in un tratto di discesa veloce, una banalissima manovra fatta chissà quante volte in carriera, tocco inavvertitamente la ruota di un compagno davanti a me e vengo catapultato contro la roccia. L'impatto è terribile. Mi sento letteralmente morire. Ho vissuto momenti che non auguro a nessuno
».
Trasporto immediato all'ospedale di Denia, con il codice rosso. Resta sempre cosciente Ballan, ma la situazione appare subito gravissima: asportazione della milza, un rene che sembra anch'esso da asportare ma viene poi salvato, pneumotorace e lussazione della spalla sinistra. «E poi botte e tagli dappertutto: se non avevo il casco non ero qui a parlare con te».
Ricoverato in terapia intensiva per dieci giorni, poi undici in reparto, prima di essere trasferito con un aereo attrezzato dalla Spagna all'ospedale di Castelfranco Veneto, dove ci resta per altri 17 giorni. «Poi come se non bastasse, il 6 febbraio scorso un'altra operazione per un problema alle aderenze intestinali - precisa Alessandro - e una settimana fa un day ospital a Vicenza per togliere delle viti dal femore. Ora spero di aver finito e di pensare solo al recupero».
Però c'è prima il Fiandre da seguire da "tecnico"
«Non esageriamo. Lo seguirò da appassionato molto interessato. Affiancherò Fabio Baldato, e con lui ci posizioneremo lungo il percorso, per dare rifornimenti e fornire assistenza. La mia squadra non avrà un punto di riferimento riconosciuto e riconoscibile, ma è molto forte. Forse assieme alla Omega Pharma di Boonen e Chavanel siamo la squadra più forte di tutte. Possiamo contare su gente come Hushovd, Van Avermaet e anche il nostro Daniel Oss, che sta pedalando davvero molto forte».
Chi sarà l'uomo da battere?
«Sicuramente Fabian Cancellara. È l'uomo che io temerei di più, e poi appena sotto metterei Peter Sagan, che sta letteralmente volando. Ma lo svizzero secondo me ha qualcosa di più del giovane slovacco, soprattutto a livello di esperienza».
L'anno scorso arrivasti terzo, alle spalle di Boonen e Pozzato: come li vedi?
«Boonen sta bene, ma non mi sembra brillantissimo, anche se al Fiandre i belgi si trasformano e lui l'ha già vinto tre volte. Pippo secondo me si è volutamente nascosto. Ha preferito passare per quello che non è al top, per giocare la carta sorpresa. Ma conoscendolo è un cagnaccio e venderà cara la pelle».
Tra voi due non c'è mai stata grande simpatia
«Siamo diversi, e poi è più un problema suo che mio».
Niente Fiandre, niente Roubaix: le tue corse. Quando pensi di poter tornare a spillarti il numero sulla schiena?
«Se tutto procede come deve, io conto di tornare in gruppo a fine maggio, per un bel finale di stagione che segnerà il mio nuovo inizio».
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