C'è una domanda che vola nell'aria e che ci riporterà al campionato, quello vero, giocato senza scrupoli, con gli avvelenatori di pozzo ad ogni angolo di strada. La domanda dice: farà più gol la Juve o i buuu! dei razzisti? Il grande gesto del Milan ha una certa controindicazione. Chi si giocherà il punto in classifica in nome di una morale che ci verrà spesso richiamata alla memoria, ma non ha mai né figli né padri quando bisogna metterla in pratica? Il mondo calcio ha la lingua facile e lunga, ma la memoria corta. Ed allora se davvero serve un'antiJuve, che la classifica esclude possa esserci, attenti a non trovarla nelle tribune ultras. Il rischio esiste ed è stato il miglior antidoto ad evitare regolamenti appropriati e rigidi.
Il campionato si riaffaccia dopo le immeritate (è stato di una noia devastante) vacanze riproponendo l'unica antiJuve a rigor di classifica. Ma dici Lazio, leggi Petkovic e lo vedi saldamente ancorato alla realtà: «Siamo anti nessuno. Solo pro Lazio. Forse avremmo meritato qualche punto in più». In genere lo pensano (meritare qualche punto in più) tutte le squadre del campionato. Poi c'è chi ha ragione di lamentarsi e chi no. Se dovessimo guardare alle sbadataggini arbitrali, la classifica potrebbe somigliare a un grafico impazzito. Per ora l'unica classifica difficilmente contestabile è quella dei marcatori che, guarda caso, vede un ragazzo d'Italia tener botta alla legione straniera. Si, d'accordo, subito sotto c'è il vecchietto d'Italia (Di Natale) e, soprattutto, non c'è alcun juventino. Il primo (Quagliarella) si trova a 8 gol di distacco, perso nella massa dei routiniers. E, fra l'altro, domani rischia di partire dalla panchina.
Ma questo è il bello (perché qualcosa di buono bisogna pur trovare) del campionato: la Juve regina se la cava senza bomber, con una difesa bunker e con l'idea di non andare oltre un piccolo rinforzo nella campagna invernale, visto l'attuale no del Bilbao per Llorente. Forse, quindici anni fa, la Juve non avrebbe nemmeno preso in considerazione il Peluso della situazione. Oggi è un buon rinforzo per la squadra campione d'Italia, prima in campionato, in gran spolvero anche nella corsa d'Europa e che reputa di non aver bisogno di altro supporto per tener botta in Italia e magari giocarsela in Europa. Già, dove l'errore?
Campionato che sopporterà senza sussulti l'addio di Pato, che altri vorrebbe veder sloggiare (dici Sneijder e non sbagli), ma che ci regala la prima notizia gustosa del 2013: il ritorno di Pepito Rossi, ancora in carrozzeria e con qualche dubbio sul recupero calcistico. Non siamo il calcio della mutua e probabilmente il nostro campionato non diventerà la mutua del calcio, ma rivedere Pepito può portarci all'inversione di una rotta. Torna a casa Pep vuol dire: proviamo a credere di più al made in Italy in attesa di riportare grandi campioni, giocatori di qualità senza ubriacarci di mezze calzette.
Tutti speriamo che il campionato regali sorprese: è l'essenza del suo vivere. Intanto cancellerà l'ignobile esilio del Cagliari che oggi affronterà la Lazio, ma poi se ne starà a Is Arenas. Campionato che magari cercherà alleanza nella Champions per scoprire una Juve più avvicinabile: è l'unica speranza delle avversarie. E racconterà se Inter o Milan riusciranno a pescare almeno un posto in Champions ed evitare lo smacco degli smacchi.
Si, sarà bello veder nell'Europa che conta la Lazio o la Fiorentina o la Roma se non il Napoli. Ma se il business è business, e il calcio è business, il nostro pallone non può prescindere da Milano in Europa. Se vuol contare qualcosa. Altrimenti andiamo al luna park.
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