Fede choc: "Non ne avevo più. Mi fermo un anno, poi vediamo"

la Pellegrini quinta nei 400 sl vinti dalla francese Muffat: "La colpa è soltanto mia. La testa sta bene, ho perso il fisico. È brutto aver dato tutto e non aver raccolto nulla"

Fine della storia? Prendiamoci un attimo di tempo. Un sospiro e un respiro. Ieri Federica Pellegrini ha abbandonato i suoi sogni di gloria. Non è più la ragazzina nervosa e irosa di qualche anno fa, adesso è una campionessa che quando vede nero cerca di vederci il rosa e, quando proprio non ci riesce, ti induce alla tentazione di darle ancora qualche scampolo di tempo. Ma ieri sera Federica Pellegrini ha cominciato a lanciare i titoli di coda della sua straordinaria avventura sportiva. Ha abbozzato: «Mi prendo un anno di riposo, farò solo staffette». Timide avances ad un futuro diverso. Ferita calda, dolore interiore poco controllabile. Serenità controllata con un impeto di orgoglio. «Mi prendo tutte le colpe, non voglio che pensiate a cattivi pensieri contro altri. Allenatore compreso». Un modo per dire e non dire. Ma intanto ha detto. Come quando le scappa: «Va bene così. Anche se non va bene».
Federica è tornata a perdere in una grande gara, come forse ci aveva disabituati. «Ho dato tutto. Delusa, certo, sono delusa. Ma non più di tanto perché dentro di me non ho altro da dare». Se n'erano avvertiti gli spifferi, se ne intuivano i contorni già da alcuni mesi. Ed anche dalla qualificazione della mattinata. Settimo tempo, peggio solo Rebecca Adlington, la campionessa di Pechino che, poi, è andata a conquistarsi il bronzo. Federica no, sembrava spenta, senza quel colpo da regina: nuotata faticosa, pesante, tutta di forza, con qualche movimento malposto. E così ieri sera: prima corsia, che non era proprio da regina, mai in gara, sempre ad arrancare mentre la francese Camillina “eldorado” Muffat e l'americana Allison Schmitt, una che in acqua sembra un trattore, se ne andavano bracciata dopo bracciata, esattamente come avevano fatto nella qualificazione mattina. Senza saperlo la gente del nuoto aveva già visto la finale anticipata. Ed anche la fine che avrebbe fatto la Pellegrini. Lei dice di averci provato. «Ero entrata in gara per attaccare, ma non ci sono riuscita. Pensate mi ha battuto anche la Friis che non mi aveva mai battuta». Ha vinto la Muffat, una delle francesine che si scioglievano sempre davanti a lei. Stavolta c'è un'altra Manadou.
Osservazioni in salsa amarognola per una campionessa che deve abbassare la testa. Avevano ragione gli inglesi: cosa ne sarà della Pellegrini che ha cambiato quattro tecnici dopo la morte di Castagnetti? Una ragazza che comincia a sentire il peso del tempo e della fatiche. Ammette a mezza voce: «No, non mi pesa la pressione e neppure gossip e tutto quanto mi circonda. Qui non ha perso la mente, ha perso il fisico: non mi risponde. In allenamento vado bene, in gara non mi viene dietro. Non riesco a trasferire in gara i miei tempi».
In questi casi meglio evitare di trovare colpe e colpevoli. Ce ne possono essere mille e una. La stagione di Federica aveva dato segnali, qualcosa non funzionava. E se a Pechino la nostra fallì i 400 per superficialità e un pizzico di superbia, stavolta tutto è stato preso con assoluta dedizione e convinzione. Allora Castagnetti conosceva il segreto di un recupero che, infatti, fu immediato con il successo nei 200 sl. Stavolta sarà più difficile. Stamane Federica tornerà in acqua ma il suo pensiero pare già lontano, come ci contasse poco. «Il prossimo anno capita, come si dice, a fagiuolo: mi riposerò, farò solo le staffette. Poi vedremo, se mi dovesse piacere il riposo…». Frase lasciata cadere giusto per non lasciar nulla al caso, e far volare le fantasie. No, difficile smettere. Meglio riprovarci. Una volta smaltita la botta. Spiega: «Non mi fa rabbia essere stata battuta, perché mi hanno battuto tante volte. Piuttosto è brutto avere dato tutto senza raccogliere niente». Questo è il tarlo che rischia di rovinarle i pensieri sul futuro. Come dire: sono ancora al passo con i tempi. Anche Phelps sta accusando colpi a vuoto. L'ora del cambio generazionale? Ci passa sopra con una battuta: «Cambio generazionale e affaticamento dei veterani».
Non sempre i campioni sanno vedere lontano, quasi mai accettano che il tempo non scorra invano.

Ieri la Pellegrini si è ritrovata davanti ad una franca realtà: il fisico che molla, la fatica che si fa sentire, vedersi superata da avversarie che altre volte avrebbe affogato. Il tempo corre e nessuno (o quasi) se ne avvede. In alto i calci, comunque vada la Pellegrini è stata un successo.

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