In vasca fanno ancora coppia. Si, almeno ti strappano l'emozione di una gara, di un tempo da rincorrere, di un risultato da raggiungere. Gli altri sono un po' algidini, compreso quel Fabio Scozzoli in versione Balotelli (se non ti colori i capelli color oro non sei nessuno). Gli altri annaspano cercando gloria, risultati e qualche emozione, Federica e Filippo lottano come disperati. Con il sorriso furbo di Fede o con il ringhio di Filo inseguono futuro e passato. La Pellegrini ti racconta che i suoi 200 dorso sono stati una bella faticaccia, il tempo (2'0860) soddisfacente («Non pensavo di andare sotto i 2'09»), tutto è fatto per divertirsi almeno quest'anno. «Però mai detto che andrò ai mondiali per fare passerella». D'improvviso guizzo da primadonna. La maniacalità del provarci e riprovarsi non può venir meno.
Magnini, invece, ha vita più dura e orizzonti limitati: un buon tempo, la staffetta, nonostante la polemica che striscia. «Non mi hanno mai chiamato per un collegiale». Incorreggibile.
Alla Pellegrini, sotto, sotto, tutti chiedono una finale a Barcellona e chissà mai un podio, anche se Philippe Lucas, da buon bodyguard, mette tutti in riga. «Per ottenere una medaglia ai mondiali, a Roma doveva fare 2'07. I 200 a Barcellona sembrano un affare privato di Melissa Franklin: è su un altro livello. Bisogna arrivare a 2'06». Ma anche questo è un gioco della parti. Lucas che dice prima della finale di ieri, col sorriso sulle labbra: «Federica non corre, si è rotta le scatole dei giornalisti italiani». E lei che, dopo la gara, parla e scherza davanti alla Tv. E non smette di ripetere l'idea del divertimento come un mantra. «É una motivazione che mi dà qualcosa in più. Me ne devo ricordare nei prossimi tre anni quando lavorerò in vista dei Giochi di Rio. Spero di avvicinarmi ai mondiali in tutta calma. Starò a Verona, lontana da occhi indiscreti. Il resto lo farà Philippe». Ammiccamenti, tecnica del vai e dai che nel basket funziona ma, evidentemente, anche nel rapporto tra Federica e il suo secondo (il primo era Castagnetti) allenatore preferito.
Il trofeo Sette Colli di Roma si è chiuso con tante bellezze al bagno (tra medagliati e ragazze, grandi campioni e qualche buona prestazione crono), ma poi la Pellegrini tiene banco in vasca e fuori con tanto di premiazione e baci a fianco di Raoul Bova che racconta di essere stato un dorsista, 15 anni di nuoto e secondo ai campionati italiani. E che, da ex atleta, ha già visto il punto: «Federica ha talento e carattere, potrebbe vincere in qualunque stile. La testa fa la differenza».
Poi c'è Magnini che, invece, si arrabbia col mondo ad ogni intervista, combatte, solita miracolosa rimonta, arriva secondo (4870) dietro al fulminante Florent Manaudou (4855) nei 100 stile libero, non trova il tempo limite per la gara individuale ai mondiali di Barcellona, eppure sembra uno che ha vinto, urla, sbatte le mani in acqua e ti fa passare la prestazione come un colpo da campione. Comunque da indomito lottatore.
Manca poco più di un mese ai mondiali, che dire del nuoto italiano? Federica sa essere comunque straordinaria. Chissà se avesse fatto il dorso fin da bambina? Magnini può essere buon pungolo per velocisti un po' ossidati: anche Dotto non ne è uscito gran bene.
Ecco perchè Fede e Filippo restano una coppia di fatto, se non d'amore.
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