Barcellona - Meglio il mondo a pancia in giù. Vinci una medaglia. Eppoi
«Segui la riga nera. Invece a pancia in su guardi in alto, vedi i grandi schermi che ti seguono, è un casino, ti deconcentri». L'avventura a pancia in su è già finita, con un giorno d'anticipo. Federica Pellegrini rispolvera il sorriso d'ordinanza e rilegge i 200 dorso a modo suo. Fuori dalla finale. «Perché le altre sono più forti». L'istinto da prima donna predomina. «Meglio così, non avrei fatto gara da podio». Fuori per 13 centesimi dalle otto migliori, ma Missy Franklin (prima del gruppo) le ha dato 3 secondi e 50 centesimi. Lei è la nona, al mattino era decima: migliorata nel tempo e nella posizione. Consolazione minima. «Ho sentito le gambe dure dopo 50 metri. Una faticaccia». Meglio prenderla con una battuta. Dice: «Ho una buona cera e spero di conservarla per 25 anni».
Nell'anno del cuor leggero anche le delusioni non devono pesare. Finita la curiosità, ritrovata la realtà. I 200 dorso non sono casa sua. Dovrà sgomitare. Ma non li vuole abbandonare. «Aiutano a migliorare anche lo stile libero». Ieri Federica è stata comprimaria: indietro nelle prime due vasche, terza ai 150 metri, infine quinta con un tempo (2'0997) superiore di oltre un secondo a quello realizzato ai campionati italiani. Poco male. Anzi molto male solo per la famiglia, arrivata quando il bello era già passato. È successo pure in passato, sarà scaramanzia o solo frutto del caso? «Se porta bene, rifacciamolo». Certo, la maglia con scritta («Alla faccia dell'anno sabbatico») indossata dal fratello può entrare nel museo delle gufate. Anche il viaggio del presidente del Coni Malagò, annovera un fuori tempo. Ha perso il bello (Italia-Spagna nella pallanuoto e Pellegrini d'argento) e visto il brutto. Capita nelle migliori famiglie.
La medaglia nei 200 stile libero è lo scaccia pensieri. Federica non smette (anche furbamente) di ricordarla. «È una delle più pesanti della carriera. Parlo di soddisfazione. Devo ringraziare Philippe che mi ha messo il tarlo in testa da quando siamo arrivati a Barcellona. E mi ha spinto a fare i 200 sl. Da sola non avrei corso il rischio». Il rischio ha pagato. Ma ha smontato il castello di illusioni che qualche spicciolo d'Italia si era fatto sulla medaglia nel dorso. Non è detto che allenandosi meno si vince sempre. Fede ha provato qualcosa sulla sua pelle. L'anno sabbatico finisce in gloria, ma le gambe in croce. «Sapevamo che con questo tipo di allenamento potevamo tirare una botta e via. Dopo, la condizione non regge». L'anno sabbatico finisce così: ora rimane solo la staffetta 4x100 mista. Missione compiuta con quel pizzico di fortuna che aiuta i campioni. Ed anche l'Italia. Senza la medaglia sarebbero pianti. Malagò lo ha fatto notare, in attesa di fare conti con la Federnuoto. «Federica ha sempre voluto Lucas, darle fiducia era un dovere ed anche un fatto di buonsenso». E tutto finì in gloria.
E oggi occhio a Matteo Rivolta. Ieri, in semifinale, ha sbagliato l'arrivo dei 100 farfalla, ha fatto gara su Ryan Lochte che ha vinto, dopo aver saccheggiato il titolo dei 200 dorso un'ora prima (quando si parla di stanchezza
) e ci ha messo la ciliegina del record italiano (5164). Si presenterà in finale con il sesto tempo.
Festeggia Martina De Mem-me: l a toscana è in finale negli 800sl (8'2695, record personale).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.