Il portabandiera della discordia nelle Olimpiadi che tornano in Italia dopo 20 anni. Il caso esplode nel giorno in cui il presidente Mattarella consegna il tricolore nelle mani di Federica Brignone e Amos Mosaner per la città veneta, Arianna Fontana e Federico Pellegrino per Milano, oltre che in quelle dei paralimpici Chiara Mazzel e René De Silvestro.
La corsa al ruolo di alfiere azzurro ha accentuato ancor di più il forte dualismo tra le nostre stelle dello sci in rosa. Da un lato l'esclusa dalla volata finale, Sofia Goggia, e candidata a un altro "incarico": "Io alzabandiera a Cortina? "Non so ancora nulla riguardo a questa cosa perché non ho ricevuto alcuna chiamata, quindi vedremo quale sarà l'eventuale proposta, parlerò con il presidente del Coni", così la bergamasca che ha tuonato fuori dal Quirinale forte del successo ritrovato nel superG di Val d'Isere. Dall'altro la prescelta del Comitato Olimpico Italiano, la Brignone protagonista di un recupero prodigioso in chiave Giochi dopo il grave infortunio di marzo e che ha rimesso gli sci da gara allenandosi a casa sua, facendo anche i conti negli ultimi giorni con un po' di influenza. Fede ha tenuto a sottolineare: "Grande emozione quando il presidente Buonfiglio mi ha chiamato, penso che l'abbia fatto per i miei risultati sportivi, per la persona che sono, per i valori che rappresento e per tutto quello che ho fatto, non certo per compassione".
Mattarella, vero "primo tifoso", ha avuto la sensibilità diplomatica nel maneggiare con cura il forte dualismo. Così si è detto "lietissimo di vedere Federica Brignone nuovamente pronta e determinata. È un piacere vederla in queste condizioni".
Affidando poi pari responsabilità alla grande esclusa al ballo delle cerimonie di apertura: "Il superG in Val d'Isere di Sofia Goggia è stato una buona premessa, ma è quello che farete con il comportamento sportivo e con i risultati conseguiti si riflette, si riverbera sul nostro Paese e sarà molto importante". Capitolo chiuso, almeno per ora.