Poteva essere diverso. Poteva. A giudicare dalle terze libere, dalle due rosse davanti, da Vettel primo e Raikkonen ovviamente secondo. Poteva essere diverso. Poteva. Perché l'evoluzione del motore portata da Maranello a Zeltweg non è un gioco di prestigio né illusionismo come talvolta accade quando metti in pista cose e queste cose fanno poi marameo ai tifosi e se ne guardano bene dal funzionare. No, stavolta il motore termico monstre si è sentito per davvero e fin da subito, solo che poi c'è stato un poi. Quel «poi» che vede protagonisti la proverbiale sfiga che perseguita il Cavallino quest'anno (la pioggia che a fine Q2 e inizio Q3 ha scombinato i piani trasformando l'ultima manche in un terno al lotto) e l'altrettanto proverbiale masochismo da cui è affetta la scuderia (vedi insistere nel dare fiducia a Raikkonen). Fatto sta, pole di Hamilton al 54° centro, il quinto stagionale e mezzo secondo rifilato a compagno Nico (retrocesso di 5 posti per cambio sostituito dopo il botto del mattino per la sospensione posteriore sinistra kaputt causa cordoli alti). Quindi Hulkenberg e la Force India (da terzi a secondi) a riprova che con un po' di fortuna gli indiani possono talvolta interpretare il ruolo di seconda forza del mondiale piazzandosi davanti, come successo ieri, sia a Ferrari che Red Bull. Certo, ad aiutare durante le estrazioni del lotto, è anche stata la pista che andava via via asciugandosi, per cui chi dopo arrivava sul traguardo meglio alloggiava in griglia. E così è stato, tanto è vero che Hamilton se n'è vantato, «volevo transitare all'ultimo e ce l'ho fatta» le sue parole. Persino la malconcia McLaren di Button ha staccato il quinto crono (diventato 3° grazie alle penalità di Rosberg e Vettel), roba mai vista negli ultimi due anni. E le Ferrari? Quarto tempo di Seb (ma appunto - 5 per cambio sostituito) e sesto posto (diventato quarto in griglia grazie alla retrocessioni di cui sopra) per Kimi. Il tutto perché, anche con il motorone, le due Rosse patiscono i cambi di temperatura e le piste in raffreddamento e perché Vettel non è stato perfetto. «Se transiti più tardi puoi approfittare di una pista più asciutta. È questione di fortuna... ma sento che avrei potuto fare di più... l'auto c'è, è mancato il pilota... io». Sentimento che non appartiene a Kimi che, vista la penalità di Seb, avrebbe davvero dovuto far di più e invece. In più c'è l'aggravante: con le Red Bull saranno le uniche a scattare con supersoft. Un vantaggio. Che rischia di finire in niente.
Per quanto riguarda l'immancabile questione calcio, Italia-Germania e annessi e connessi, Sky ha provato a scherzare con Vettel portandogli in dono una maglia azzurra da indossare oggi (giorno del suo compleanno) in caso di sconfitta dei crucchi. Seb ha risposto «tienila tu, ti aiuterà ad asciugare le lacrime...» e giustamente rifiutato il cadeau. Un po' perché non era giornata, un po' perché piantiamola con 'sta cosa che se guidi una Ferrari devi sentirti un pochetto italiano. Seb è straniero, è tedesco, crucco vero. Tutti i piloti della Ferrari sono stranieri da quasi sempre.
Ricordiamocelo quando ci spelleremo le mani per le vittorie di rosso vestite. Anche perché, suvvia, non è forse ora di destarci ed esclamare «ma che vergogna questa F1 senza più piloti italiani...»? Nell'attesa... viva il calcio.
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