Roma non è stata costruita in un giorno, non può certo essere riedificata in una notte, per quanto storica. Ma certo quello che è accaduto nell'Olimpico giallorosso martedì sera rappresenta al contempo una rivoluzione copernicana e una conferma strapaesana di quello a cui la capitale ci ha abituato negli ultimi anni quando si tratta di pallone. Il bene e il male, il paradiso e l'inferno in poche sequenze. Certo, molto più i primi dei secondi, stavolta. Ma i saggi ci insegnano che è nel trionfo che bisogna pensare alla sconfitta, ed è nella polvere che bisogna progettare il risorgimento. Quindi.
La Roma negli ultimi anni è stata eterna soprattutto nell'incompiutezza. Un filotto di secondi posti in campionato (nove negli ultimi 16 campionati dopo lo scudetto del 2001) ma mai la sensazione che davvero potesse arrivare il trionfo. Un gioco spesso brillante ma una tendenza a squagliarsi alla prima difficoltà. In Europa tanti inviti al ballo a corte ma sempre da Cenerentola e mai da principessa: miglior risultato due quarti di finale in Champions nel 2007 e nel 2008, entrambi con capolinea Manchester.
L'idea era che i giallorossi nel frattempo amerikanizzati non avessero nel dna il senso della vittoria, dell'impresa, quello dei brutti e cattivi, dei noiosi vincenti, di chi come mr Wolf (che poi in fondo vuol dire lupo) risolve problemi. La Roma era la sposa sempre lasciata sull'altare con la lacrimuccia appesa all'eyeliner. E invece martedì è stata perfetta, ha demessizzato il Barcellona e debarcellonizzato il calcio mondiale con un piglio virile e sguardo incazzato, a parte quei minuti finali con il braccino; ma alla fine non si può avere tutto. La Roma è stata per una sera la fidanzata d'Italia, quella per cui tutti comunque pavesati hanno tifato e si sono emozionati zompando sul divano mentre Manolas il greco allargava le sue omeriche spalle urlando come un ossesso dopo il suo terzo gol di capoccia. Canale 5 ha incassato un'audience da 7 milioni 680mila spettatori con uno share del 28,3 per cento.
Poi è iniziata un'altra storia, più consueta e oleografica.
Gli osanna nell'alto dei cieli, il vendittismo, il verdonismo, il tottismo, il mamma-mia-che-avemo-fatto, i bagni nelle fontane, i professori in mutande per strada, i caroselli, i dàje, i tutti-a-Kiev. Il titolo in borsa è volato fino al +22,68 per cento. Roma per una sera non ha fatto la stupida, dei romanisti non si può dire altrettanto. Ma martedì eravamo tutti romanisti.
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