Prima fila tutta Ferrari Dall'ultima volta è cambiato il mondo

Pole Vettel, Raikkonen 2° e Mercedes affondata La doppietta in griglia mancava da 9 anni

Prima fila tutta Ferrari Dall'ultima volta è cambiato il mondo

Quando il 22 giugno del duemilaeotto la Ferrari conquistò la sua ultima prima fila, Barack Obama non era ancora stato eletto per la prima volta presidente degli Stati Uniti, Usain Bolt non aveva ancora vinto la prima olimpiade, Berlusconi era presidente del Consiglio e il marciatore Alex Schwazer era simbolo di purezza e limpidezza sportiva. Quando Kimi Raikkonen e Felipe Massa, a Magny Cours, Gran premio di Francia che non c'è più, piazzarono le loro Rosse per l'ultima volta davanti a tutti, il finlandese era campione del mondo in carica, il brasiliano non si era ancora mezzo ammazzato in Ungheria, a Maranello comandavano Montezemolo e Jean Todt, al crack Lehman Brothers e alla crisi finanziaria mancano ancora pochi mesi e i tassi d'interesse erano alle stelle mentre i mutui scoppiavano come pop corn. Parliamo di nove anni o 127 Gran premi fa. Parliamo di più mondi, e non solo sportivi, cambiati e rivoltati. Parliamo di un'astinenza incredibile quanto imbarazzante a cui, però, è la storia stessa della Ferrari ad averci abituato.

Da allora, solo una persona non è cambiata: Kimi Raikkonen. Era in prima fila quell'ultima volta, lo sarà oggi pomeriggio al via. Anche se all'epoca occupava la piazzola della pole e questa volta s'accontenta di stare accanto al capo squadra Vettel. Questo per dire che è cosa grande quanto ha ottenuto la Rossa made in Italy. Da ieri non è neanche più questione di bottoni magici che regalano extra power agli über alles: o nessuno ha più bottoni, o anche quello della Ferrari si pigia che è una meraviglia. Si vedrà, capiremo, sapremo. Intanto «Yes, yes, yes, yes», dice Seb un attimo dopo aver saputo dal team che davanti a tutti c'è proprio lui e non gli accadeva più da Singapore 2015. «Krazie rakazzi, è stato un piacere kuesta auto oggi», aggiunge.

E che sia stato un piacere da guidare, lo dimostra proprio la presenza di colui che c'era nel 2008 e c'era anche ieri e si spera tanto e tantissimo che ci sia anche oggi per dire la sua in gara: Kimi Raikkonen. Di lui, il presidente Marchionne, uscendo dal paddock di Shanghai, un paio di settimane fa, dopo gara insulsa, aveva detto «oggi Kimi aveva altro da fare»; sempre di lui, ieri, il team principal Arrivabene ha detto «abbiamo due piloti straordinari e sottolineo due! Kimi non è un fermo, Kimi, magari, ci mette un po' di più a carburare a inizio stagione, ma poi...». Senza il magari. Però è vero. Il finlandese scudiero addormentato ieri si è svegliato, era davanti a tutti dopo il primo tentativo del Q3 e ha creduto nella pole fino all'ultimo, quando ha commesso un piccolo errore, chiudendo comunque a 59 millesimi. «Avevo trovato traffico nel primo giro che mi ha impedito di riscaldare bene le gomme, così ho tentato il tutto per tutto nella curva che immette sul traguardo, però niente».

E il tema caposquadra-scudieri è piuttosto caldo. Perché, detto di Kimi, c'è anche Valtteri Bottas, spalla finlandese di casa Mercedes, terzo a 95 millesimi da Vettel e davanti di quasi mezzo secondo ad Hamilton suo capo squadra. Oggi potrà accadere di tutto. Perché la Mercedes è scossa (da Singapore 2015 non mancava la prima fila), Lewis ha i nervi a fiori di pelle e i punti che lo separano da Vettel primo a quota 68 sono 7 mentre 38 sono quelli fin qui accumulati da Bottas e 34 quelli di Raikkonen.

Già, Kimi. Nove anni e 127 Gp fa era partito dalla pole e, causa un guasto, non aveva vinto finendo secondo dietro il compagno Massa. Chissà mai che una vita dopo non gli frulli il pensiero stupendo di riprendersi il maltolto.

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