Alessia Filippi è stata una principessa, più che una regina. E ora ha deciso di lasciare il regno. Regno del nuoto dove è stata stella, ma si è presto ritrovata nell'ombra. Romana purosangue anche nel modo di essere, fare e disfare, dire e contraddire. Venticinque anni e un bel gruzzolo di medaglie nel pedigrèe. Ha cercato di essere l'italiana anti Pellegrini ma ne è affondata. Il peso l'ha schiacciata. Andrà ricordata per i successi e non tanto per gli ultimi buchi nell'acqua realizzati in piscina. «Nell'ultimo anno ero tornata a gareggiare come civile per le Fiamme Gialle - ha raccontato - Sono stati mesi fantastici, con il ritorno in caserma, dove ho ritrovato il vecchio allenatore che mi ha aiutata a rialzare la testa dopo anni tormentati, riuscendo ad ottenere risultati importanti come la qualificazione olimpica. Evidentemente non è bastato per rientrare nei piani futuri e a giugno mi è stato comunicato le nostre strade si sarebbero divise. Potete capire cosa abbia significato per me questa notizia prima di partecipare alle Olimpiadi. Mi è crollato il mondo addosso, mi sono sentita svuotata, frustrata ed amareggiata. Resta tanto rammarico, poco prima avevo rifiutato una proposta del Corpo Sportivo della Polizia».
Alessia ha avuto l'apice della carriera tra il 2006 e il 2009: ai Giochi di Pechino argento negli 800 stile libero, ai Mondiali 2009 a Roma oro nei 1500 e bronzo negli 800. Vanno aggiunti un argento mondiale in vasca corta, 5 medaglie agli Europei e altre 6 agli Europei in vasca corta. Negli ultimi tre anni ha sofferto più che brillare: problemi fisici e un lento affondare senza ritrovare nuotata e forza da campionessa. Ha vinto i 200 dorso ai campionati italiani ma Europei di Budapest e Giochi di Londra sono stati deludenti.
Il rendimento altalenante, le cadute di umore le hanno tolto appeal, difficile trovare gli ingaggi economici desiderati. «È stata una scelta difficile», ha spiegato.
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