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È la filoSofia del dolore. Intervento e trionfo, la Goggia è nel mito

Venerdì la frattura alla mano, la corsa a Milano, l'operazione, chiodi, viti e via: vittoria n° 20

È la filoSofia del dolore. Intervento e trionfo, la Goggia è nel mito

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Pechino come Sankt Moritz? «No, meglio sciare senza mani che su un piede solo».

Sofia Goggia non ha dubbi e un bel sorriso che nasconde una notte passata fra le incertezze a contemplare il gonfiore della sua mano de dios, quella sinistra livida e malconcia. Vincere una medaglia olimpica dopo 23 giorni da un infortunio al ginocchio resta, nei suoi 12 stop and go in infermeria, pur sempre l'impresa numero uno. Eppure anche la vittoria di ieri in discesa dopo la doppietta con Curtoni di venerdì - sulla Corviglia baciata dal sole, con due piastre e innumerevoli viti nella mano sinistra, non è cosa da poco.

È andata così: Sankt Moritz - Milano andata e ritorno in meno di 24 ore. Dalla sala operatoria alle piste, alla luce verde della vittoria numero 20, come Brignone, più di Compagnoni, dicono gli annali. Ma per lei si tratta di felicità: dietro si accomodano Ilka Stuhec (43/100) e Keira Weidle (52/100), il pericolo numero uno quella Corinne Suter, atleta di casa che poteva impensierirla nel ranking di specialità resta dietro, 14sima a 149.

Il pettorale rosso di leader è salvo sotto l'albero di Natale. E allora la sopportazione del dolore prende un senso anche epico: «Ho avuto qualche pensiero, ma poi testando la neve in campo libero ho provato felicità». Significa che si poteva fare; significa che lei poteva farlo. I medici - dal gruppo San Donato alla clinica Madonnina dove è stata operata ieri a tempo record non l'hanno lasciato sola un attimo e lei li ha ringraziati tutti, «dai dottori, agli autisti a tutti coloro che mi hanno aiutato». Al traguardo l'ha attesa babi, il fido ski man. Andrea Panzeri, capo equipe medica Fisi, l'ha accompagnata al cancelletto. Lui le ha dato la ricetta in un lungo abbraccio: «Fai quel che senti. E se puoi non appoggiare la mano...». Detto fatto: benda striata di sangue in vista, taglio e punti belli evidenti, Sofia si è lanciata e ha pennellato ogni dosso. Partenza dall'alto, glissare anche sulla sfortuna. Arrivare. Prima di tutte.

Le altre azzurre seguono: sbaglia Curtoni, chiude ottava. Spigola sul traguardo Pirovano, sorride 17sima. Oggi ci riprovano tutte in superG (diretta tv alle 10.30, Eurosport). Più attardate le altre, dalle sorelle Delago a Brignone a Bassino. Goggia trascina anche gli azzurri: si rompe il tabù di val Gardena e Mattia Casse trova il primo podio in carriera, terzo (42/100) sulla Saslong dove un italiano mancava dai tempi mitici di Kristian Ghedina. Vince Kilde su Clarey (35/100), ed oggi c'è ancora un super (diretta tv alle 12). «Ringrazio tutti, perché arrivando da un infortunio ad inizio stagione, mi è anche stata data la possibilità di non mollare, ma questo podio lo dedico a mia mamma e mio papà: lo volevo fare per loro. Ora continuiamo ad allenarci a testa bassa».

Goggia docet.

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