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Fondi Usa e strani finanzieri, Parma senza pace

Fondi Usa e strani finanzieri, Parma senza pace

Parma e non solo, perché la crisi economica che attanaglia il calcio italiano appare come un bubbone profondo difficile da estirpare. La società emiliana ha trovato una boccata d'ossigeno grazie ai 5 milioni garantiti dalla Federcalcio e al punticino con l'Atalanta, ma solo il 19 marzo il Tribunale deciderà se accogliere un'ipotesi di concordato. Però il grado di criticità del nostro calcio è a un punto ancora più elevato dopo la riunione di ieri dell'Associazione calciatori con il presidente Damiano Tommasi che, davanti ai 60 giocatori che li rappresentavano, ha lanciato un autentico grido di dolore: «Ci sono 920 calciatori che aspettano arretrati da società saltate negli anni scorsi in Lega Pro, per circa 15 milioni di euro complessivi». E i rimedi non si vedono, non s'intuisce una soluzione del buco nero che ha inghiottito il calcio nel Bel Paese.

A dir la verità una ciambella di salvataggio Tommasi l'avrebbe anche ipotizzata, sottolineando la necessità di inserire nell'accordo collettivo con la Lega di Serie A il fondo di garanzia frutto di un prelievo percentuale sul lordo dell'ingaggio a carico del giocatore. «Se avessimo avuto lo 0,5% ora ci sarebbero risorse aggiuntive per dare una mano al Parma», ha precisato Tommasi e, secondo i calcoli dell'Aic, quel prelievo nell'ultimo triennio avrebbe permesso di accantonare almeno 12 milioni di euro. «La percentuale dello 0,5% è già stata introdotta nel contratto collettivo di Serie B e Lega Pro e ora aspettiamo di inserirlo, anche con una percentuale diversa, nell'accordo collettivo della A per evitare situazioni simili a quelle del Parma».

Dovranno essere quindi i Paperoni del calcio ad aprire il portafoglio per chiudere i buchi di tanti presidenti spendaccioni. «Sembra un film senza fine», il commento del capitano del Parma Alessandro Lucarelli che, insieme con il compagno di squadra Massimo Gobbi, ha rispiegato al Direttivo dell'Aic la situazione attuale del club, chiedendo nuove regole per evitare altri casi simili.

Saranno fischiate le orecchie all'attuale presidente del Parma, quel Giampietro Manenti che una ne fa e cento ne pensa. Ieri a Milano, accompagnato da Fiorenzo Alborghetti, si è infatti incontrato con il giovane finanziere Alessandro Proto che ha all'attivo un patteggiamento di 3 anni e 10 mesi e una sanzione dalla Consob di 4,5 milioni di euro per false informazioni e manipolazione del mercato. Quello stesso Proto che si era qualche giorno fa dichiarato intenzionato ad acquistare il Parma, come già fece nel 2011 col Torino. Proto che aveva annunciato un fantomatico patto di soci con il 2,8% di RCS MediaGroup (l'editore del Corriere della sera ) e si era dichiarato pronto a salvare Fonsai e a scalare Mediaset, Fiat, Tod's e L'Espresso .

Ma non solo Proto perché il presidente federale Carlo Tavecchio ha affermato: «Un fondo americano mi ha contattato tramite uno studio legale di Roma perché interessato al Parma, ma la strada è percorribile solo se si dovesse ottenere una transazione sui circa 50 milioni di debiti del club».

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