Tony Damascelli
Da Milano a Lione. Il viaggio di Antoine Griezmann passa dal buio alla luce, la notte di San Siro, il rigore bruciato contro il Real, l'Atletico che si arrende a Ronaldo e la sua brigata. Lo stesso incubo, un mese dopo, nel pomeriggio afoso allo stadio de La Lumiere, un nome accanto al destino per il ragazzo alsaziano e i suoi compagni di Francia.
Incubo e ragione, i repubblicani d'Irlanda sembravano montagne opprimenti, quel rigore dopo cento secondi era stata una pastiglia di cianuro all'ingresso del parco dei divertimenti lionese. Le cose si erano messe male, malissimo, nessuna notizia da Pogba, nascosto, dopo il fallo su Brady, nel canneto di una squadra confusa e confusionaria, sprazzi di football degli altri, solisti mai orchestra, mentre gli uomini di Martin O' Neill confermavano le cose toste mostrate contro le riserve azzurre.
Il calcio è questo, nulla di scontato, tutto imprevedibile, la Francia ha continuato ad annaspare non trovando fosforo ma soltanto corsa, spesso a vuoto; gli irlandesi hanno davvero pensato di poter restare in Europa a differenza dei cugini di Belfast e degli altri patrioti del Regno Unito.
Deschamps ha capito in ritardo che sarebbe stato necessario sbilanciarsi: appena l'ingresso di Coman, al posto di un minatore come Kanté, ha dato velocità al gioco, ne hanno approfittato le due punte, non del tutto Giroud ma soprattutto Griezmann e la giocata del pareggio, a palla bassa con cross finale di Sagna, ha premiato il ragazzino biondo acrobata in torsione di testa e palla in rete, mentre la terza linea irlandese stava ad osservare i fili verdi del prato.
Qui la Francia ha preso la Bastiglia, qui l'Irlanda si è messa paura e il raddoppio l'ha punita e giustiziata. E' stato ancora e sempre Griezmann messo in moto da Giroud. Duffy è stato espulso, gli irlandesi ridotti ai minimi, nei numeri e nella testa. La gente di Dublino ha capito che il sogno era ormai finito, riposte le bandiere, ammutoliti i canti. Griezmann ha cancellato l'incubo e la vergogna della sconfitta.
Quella notte di San Siro è diventata, di colpo, un ricordo lontanissimo, inutile, archiviato. La Francia è ai suoi piedi, senza stupori. Già lo aveva eletto come migliore dei suoi emigrati, migliore di Pogba, troppo cocoricò, migliore di Payet, subito celebrato come artista di centrocampo. No, è lui, Antoine, l'amico di Benzema, non certo compagno di merende ma di scherzi da spogliatoio. Benzema è in castigo, il suo compagnon è l'uomo del presente e del futuro. La Francia prosegue il cammino, non incanta, non affascina, non ha leggende o vedettes ma ha trovato un ragazzo dalla faccia fresca e con una storia bella da narrare. Suo sorella Maude cantava e ballava nella notte di morte dentro il Bataclan, Maude si è salvata dai kalasnikov, un segnale del cielo.
Fotogrammi che non possono essere stracciati, resta la gioia di un pomeriggio a Lione, resta il profumo di due gol. Tricolori al vento mentre Francois Hollande, in tribuna, saltava con le braccia al cielo.Sembrava festeggiare l'ingresso della Francia nell'Europeo.
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