
Tre pareggi di fila: con Borussia Dortmund, Verona e Atalanta. Arrivati dopo il 4-3 contro l'Inter giunto in coda ai successi contro Parma e Genoa. Il morale del popolo bianconero è allora un po' così perché, forse peccando di ottimismo, la Juventus si era forse illusa di avere trovato in fretta la formula magica: invece, come non detto. Risultato: la squadra si è inceppata, pur se Tudor vede il bicchiere mezzo pieno perché "questo è il calcio, non esiste che in una partita non si soffra mai né possiamo pensare di dominare la stagione. Un cambio di modulo che ci permetta di giocare con due punte? Difficile".
Se non siamo all'integralismo, poco ci manca. Nel frattempo però bisognerebbe anche trovare un'ossatura di squadra che sia sempre quella, per dare certezze a tutti e anche (soprattutto?) aiutare i nuovi. Invece, al di là di un assetto abbastanza costante in difesa (Gatti, Bremer e Kelly) e dell'imprescindibile presenza di Kalulu (540' in campo, ovvero tutti quelli possibili) e Yildiz (533'), il resto è stato finora troppo mobile. L'impressione è insomma che Tudor per primo sia ancora alla ricerca della giusta quadratura del cerchio in mezzo al campo e in attacco: detto che Thuram non ha un clone e che la sua eventuale assenza mercoledì trasferta di Champions sul campo del Villareal comporterà problemi non indifferenti, gli sono stati affiancati finora Locatelli, Koopmeiners e Adzic senza che nessuno abbia convinto fino in fondo.
Idem in attacco, dove David è diventato l'ultima scelta pur essendo stato il solo a trovare la rete quando è stato schierato titolare: Openda è apparso invece un pesce fuor d'acqua e Vlahovic ha dato il meglio di sé quando è entrato a partita in corso. Difficile, così proseguendo, costruire un'identità di squadra.