Ciclismo

La fuga di Bettiol e l'inevitabile azzardo dell'Italia

Il toscano tenta invano il colpo a sorpresa. "Mostruoso" Van der Poel: cade ma il mondiale è suo

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Se c'era un corridore che meritava di vincere il titolo mondiale questo era proprio lui: Mathieu Van der Poel. Il cacciatore di classiche più ingordo del pianeta, il più preciso e puntuale di tutti, vive finalmente il momento più alto della sua luminosa carriera.

Se proprio vogliamo ci arriva con qualche anno di ritardo, perché tra tutti i fenomeni che circolano nel mondo del ciclismo contemporaneo, l'olandese volante era quello che fin da ragazzo si portava dietro le stimmate del predestinato, del cacciatore di classiche più attrezzato di tutti, per forza e capacità di guida, per mentre fredda e cuore caldo.

Splendido il mondiale, meraviglioso il vincitore. Mathieu Van der Poel conferma il proprio talento sul tortuoso e fiaccante circuito di Glasgow, fra sole pioggia e curve perfide. Ci vuole forza su un percorso così, ci vuole coraggio e l'olandesone che ha riportato il titolo mondiale in Olanda dopo trentotto anni (1985, Zoetemelk, ndr), ha tutto per fare la differenza.

Il mondiale su strada nell'anno della Sanremo della Roubaix e dell'iride del cross. Ora inseguirà anche quello nella Mountain Bike, per scrivere qualcosa di unico, come appunto vincere nello stesso anno Sanremo, Roubaix e mondiale.

È il mondiale dei Vip, inteso di campioni di prima grandezza, ma è soprattutto il mondiale di Vdp, che a 28 anni non è più soltanto il figlio o nipote d'arte (Raymond Poulidor, ndr): Mathieu è un fuoriclasse fatto e finito. Prima di questa stagione si era portato a casa già due Fiandre, una Strade Bianche e un'Amstel, più altri quattro titoli iridati.

Per comprendere compiutamente la portata del successo di VdP basta dare una scorsa all'ordine d'arrivo: Van Aert, all'ennesimo secondo posto, e Pogacar, buono per tutte le corse, più il danese Pedersen, già iridato. Sono loro le vittime predestinate che si lascia alle spalle con una progressione monstre quando al traguardo mancano 22 chilometri. «È un obiettivo che avevo nel mirino da anni ha spiegato il fuoriclasse olandese e ora nella mia collezione me ne mancano pochi».

Al momento del decollo, l'olandese volante piomba sul nostro povero Alberto Bettiol, che gioca la carta a sorpresa quando mancano 55 km al traguardo. Mossa azzardata? L'unica possibile per una squadra che dispone di buoni corridori, ma di nessun campione. Prova il colpo a sorpresa, ma è un attacco più di forma che di sostanza: «Prima di essere sorpreso, ho cercato di sorprenderli», ammette il toscano che ha chiuso al 10° posto, molto meglio di tanti big come l'ex iridato belga Remco Evenepoel, disperso nelle retrovie.

Oltre che di Van der Poel, è stato il Mondiale degli ambientalisti: al chilometro 80 bloccano la corsa, incollandosi all'asfalto per richiamare l'attenzione sui combustibili fossili.

Corsa neutralizzata per quasi un ora, poi la polizia è riuscita a staccarli.

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