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È un Galles che si carica sulle spalle tutto il Regno Unito

Occhio a Moore, emerso dalla quinta divisione e ora soprannominato "lo Zlatan di Cardiff"

È un Galles che si carica sulle spalle tutto il Regno Unito

Zitti e buoni, i gallesi. Battuti i turchi nel gioco e nella grinta, questa sera all'Olimpico si giocano la qualificazione o addirittura il primo posto nel girone, e in parte era questo il loro obiettivo. Lo spirito del Galles è forte, e paradossalmente dovrà contribuire ad equilibrare un po' l'umore ballerino delle altre squadre britanniche: dopo lo 0-0 di Wembley dell'altro ieri, gli scozzesi, sì, sono soddisfatti perché hanno ancora la speranza di passare il turno mentre gli inglesi si chiedono dove possano aver sbagliato, con un solo gol in due partite e qualche brontolio per le scelte del Ct Gareth Southgate, reo di tenere troppo in panchina Jack Grealish, idolo dei tifosi. I gallesi, a proposito di sostegno morale, hanno rischiato di essere soli, questa sera: ma all'ultimo momento il Ministro della Salute Roberto Speranza ha differito a domani l'entrata in vigore dell'obbligo di quarantena di cinque giorni per chi provenga dal Regno Unito, salvando così l'accesso ai supporter previsti. Circa quattrocento, in grado così di sostenere una squadra che, dopo l'exploit della semifinale raggiunta nel 2016, ha cambiato qualche uomo ma continua a produrre risultati superiori alle attese: dopo il non esaltante pareggio contro la Svizzera, al debutto, la gara contro la Turchia ha mostrato una squadra tosta e determinata, con un Ramsey che nella sua posizione ideale, trequartista, ha messo in grave difficoltà la difesa avversaria.

Capita, se come unica punta hai un personaggio solido come il centravanti Kieffer Moore, una delle storie bizzarre di questo Europeo. Ventotto anni, ancora solo quattro anni fa era in prestito ad un club della quinta divisione inglese, prima di una rapida salita e una grande stagione 2020-21 al Cardiff City, 20 gol e il soprannome scherzoso di Zlatan datogli in allenamento dai compagni di squadra. Che avrebbero anche potuto essere altri: due anni fa Moore fu contattato dalla federazione cinese, disposta a dargli una maglia facendo leva sull'origine del bisnonno materno, nato a Guangdong ed emigrato poi a Liverpool negli anni Quaranta, ma il colloquio non portò a nulla.

Fosse andata diversamente, ora Moore non si sarebbe goduto questi Europei.

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