Puzza di bruciato sul volo charter che ha riportato a Roma la nazionale di basket presa a schiaffi dall'Olanda a Groningen, perché le debolezze mostrate sul campo sembrano niente in confronto alla guerra fra il commissario tecnico Sacchetti e Danilo Gallinari che, come tanti altri, Datome, Melli in testa, aveva rinunciato alla convocazione per curarsi dopo tanti infortuni anche nell'ultima stagione NBA giocata con i Los Angeles Clippers. Una brutta storia che sembra mettere il basket nella stessa palude dove è affondato Ventura insieme alla nazionale di calcio, ma il presidente Petrucci è ancora convinto di poter ricucire, anche se certo avrebbe preferito una telefonata piuttosto di una lettera che ieri è stata postata sui social, quella dove il quasi trentunenne di S. Angelo Lodigiano, che nel 2011 andò a Denver nella NBA, urla il suo sdegno: «Non si metta in dubbio il mio amore per la Nazionale».
Un conto è fare proclami, ma non riusciamo a mettere in dubbio quello che ha detto il ct. Sacchetti giura che il giocatore dei Clippers gli ha fatto capire di non essere disponibile ad aiutare Azzurra nella corsa verso il mondiale cinese. Gallinari ricorda nella sua lettera i tanti «sacrifici» fatti per la maglia azzurra, un cammino tortuoso con molti infortuni, l'ultimo per un pugno all'olandese Kok in amichevole che gli ha procurato la frattura della mano destra. Il bubbone è scoppiato dopo un intervento di Gallinari alla Bocconi in cui si diceva disponibile alla convocazione, parole che hanno fatto infuriare Sacchetti che nella conferenza a Groningen ha replicato quasi con rabbia: «Ho trovato in lui una chiusura totale, se vuole può telefonarmi».
Ora non è che navighiamo nell'oro come talenti e siamo sicuri che se Gallinari fosse stato chiaro in quella telefonata non ci sarebbero stati equivoci. Di sicuro non era disponibile per le partite perdute contro Croazia e Olanda e, in quanto a disponibilità, sarebbe arruolabile soltanto per le finestre di settembre, le due partite delicate contro la Polonia a Pesaro il 14 e quella del 17 in Ungheria. Poi sarebbe tornato nuovamente fra i non convocabili, perché impegnato nella NBA. Insomma il Gallo che canta dove piace a lui, sta chiedendo un posto per il mondiale cinese ammesso che l'Italia, ora seconda (passeranno le prime tre), trovi la qualificazione.
Brutta storia in un pessimo momento. Situazione delicata che andava risolta molto prima.
Vista da lontano fa ancora più male perché si confrontano due uomini che sul campo hanno meritato tutto il rispetto. Ora non c'è motivo di credere che Sacchetti abbia esagerato e forse il Gallo ha cantato dove invece doveva tacere: se non si erano capiti potevano pure incontrarsi.
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