Ganna, anatomia della rimonta da urlo

Dal rapporto cambiato dopo le qualifiche alle 113 pedalate al minuto nell'ultimo giro

Ganna, anatomia della rimonta da urlo
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Rimonte da leggenda, recuperi infiniti e rush finali al cardiopalma: Filippo Ganna ci è abituato, ci ha abituato con le sue micidiali progressioni, come se si divertisse con la sorte a sfidarla fino all'ultimo, in un esercizio folle quanto sublime di rendere il gesto umano meraviglia.

Ci è riuscito anche l'altra sera, all'ora di cena, nella finale dell'inseguimento individuale che l'ha condotto per la sesta volta nella sua storia sul grandino più alto: nessuno c'era mai riuscito. Una prestazione di sofferenza, sempre all'inseguimento dell'amico e compagno di squadra Dan Bigham, ingegnere della performance proprio di Ineos. Il britannico sembrava vivere la serata della vita, altro che subire, questa volta da inseguitore Dan si era trasformato in inseguito. Davanti di 2184 ai 3000 metri (circa 36 metri), ancora in vantaggio di 2081 ai 750 metri. Di 1 secondo e 29 millesimi ai -250 e di 0558 ai meno 175. Niente da fare per Dan, il sogno svanisce sul più bello, proprio in prossimità dell'arrivo. Il risveglio è traumatico. Battuto per 0054: 84 centimetri. Per TopGanna il tempo di 4'01976, grazie ad un 62x14, che sviluppa 9.28 metri a pedalata e ha consentito a Pippo 113 pedalate al minuto nell'ultimo strepitoso giro.

Sono cose da antologia dello sport, che restano nel cuore e nelle menti di chiunque abbia la fortuna di assistere a certe prestazioni. Sono cose che restano e si ricordano, come la finale Champions 1998-1999: Bayern- Manchester United 1-2, gol di Basler al 6', poi Sheringham al 91' e Solskjaer al 93'. Boom! Finale olimpica di basket 1972, Russia-Stati Uniti 51-50, canestro decisivo di Aleksandr Belov sulla sirena tra mille polemiche. Boom! Finale olimpica di Mosca 1980, 200 metri, Mennea esce sesto dalla curva, leggendaria la telecronaca di Paolo Rosi al grido di «recupera, recupera, recupera, recuperaaaa...» e vittoria sul britannico Alan Wells. Boom!

Finale 4x100 olimpiadi Tokyo, la staffetta italiana rimonta con Filippo Tortu e supera il canadese De Grasse di un centesimo la Gran Bretagna.

Non è questione di secondi e nemmeno di millesimi, ma di rimonte: non possiamo mettere in questo elenco di imprese folli e radiose il recupero pazzesco di Marco Pantani fermato da un salto di catena a Oropa: il Pirata quel giorno va a vincere dopo aver recuperato la bellezza di 49 corridori. Vela, 34ª coppa del mondo. Oracle rimonta su New Zealand da 8-1 a 8-9 e vince. Ma c'è ancora Ganna, che con il quartetto recupera nella finale di Tokio e vince sulla Danimarca per 166 millesimi.

Sono solo alcuni esempi di recuperi da leggenda, che hanno esaltato chi di sport si nutre e si alimenta. Per dirla con Marco Villa, Ct della pista, «Filippo ha reso possibile l'impossibile». E pensare che da ragazzino, a 16 anni, quando Marco Della Vedova, ex professionista e oggi dirigente sportivo, lo segnalò a Villa, gli disse: «Ha un motore pazzesco, va solo modellato, sistemato in sella, perché è un gatto di marmo».

Da quel blocco di marmo purissimo, bianco come

il marmo di Carrara, Villa-Michelangelo ha modellato la sua creatura. È lì da vedere e lascia senza respiro, come in un finale al cardiopalma sul filo dei 70 km/h, in una finale che sembra persa e si trasforma in trionfo.

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