Garcia-Miha-Pioli, Natale di resurrezione

Dal rischio esonero a tre vittroie scacciacrisi. Ma il vero miracolo è del laziale

Franco OrdineBenedetto Natale. Benedetto perchè invece di lasciare a piedi un bel tot di allenatori sull'orlo dell'esonero, ha avuto il merito di cancellare ansie e polemiche e di garantire feste serene. É stato il classico colpo di reni nei pressi del burrone: oplà e sei salvo, almeno per ora. Esempio plastico quello di Stefano Pioli, tecnico della Lazio, santificato qualche mese addietro per aver guidato i biancocelesti al terzo posto lasciando indietro nella scia il Napoli di Benitez. L'ultimo semestre del 2015 è stato un disastro atomico: preparazione anticipata per giocare in Cina la supercoppa d'Italia con la conseguenza di molti infortuni. Poi la mazzata dell'eliminazione dalla Champions e da quel giorno una striscia di delusioni che hanno riacceso la contestazione riservata a Lotito e poi estesa a squadra e tecnico. A un passo dal licenziamento, con uno dei suoi protagonisti più decisivi, Candreva, Pioli ha rovinato il Natale di Mancini, accorciato la classifica e tornato a riveder le stelle. «Ho sempre sentito la fiducia della società» l'unica bugia recitata in un clima da pericolo scampato. Così per Garcia che ha incassato la stima e la fiducia del gruppo (Florenzi che gli corre incontro e gli salta al collo dopo il gol col Genoa) ma non quella del pubblico romanista che gli ha voltato le spalle e ha votato, come al Colosseo, pollice verso. Pallotta è deciso al cambio, Sabatini, il ds, insieme con l'amministratore, no e dal braccio di ferro qualche pasticcio verrà fuori nelle prossime ore. Benedetto il Natale rossonero dalla goleada di Frosinone che ha parzialmente messo il silenziatore alle voci sul destino di Sinisa Mihajlovic, anche lui gratificato più dagli attestati dei suoi discepoli (Abate e Bonaventura) che dalla stima di critica, popolo rossonero e inquilino di Arcore.

«Vogliamo zittire i nostri critici» è il nuovo mantra del serbo che ha sempre un nemico da esibire in pubblico al proprio spogliatoio e che adesso sembra ingolosito dalla possibilità di piombare in finale di coppa Italia per regalare almeno un sorriso ai suoi. E magari guadagnare quella fiducia che adesso gli arriva a spizzichi e bocconi, a seconda dei risultati senza mai riuscire a convincere definitivamente il suo datore di lavoro e il pubblico.

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