L'Inter sconta tutto e senza pietà. Affoga nella pozzanghera di Marassi quando magari meritava un salvagente per uscirne con un pareggio. Ma qualcosa non va. Inutile ascoltare Mazzarri con i suoi eterni incensatori. Parlano i fatti: l'Inter ha perso nelle ultime tre trasferte (quattro con la coppa Italia), non vince fuori casa da due mesi, la squadra fatica a mettere la palla in gol, da 20 anni (novembre 1994) non perdeva nella Genova rossoblù e stavolta è riuscita nell'impresa, nelle ultime otto partite ha vinto solo il derby. Colpa soltanto di un destino (o di arbitri, come spiega Mazzarri) ingiusto e baro? Stavolta si sono messe pure le parate di Perin (alcune decisive, altre più fumo che arrosto) e i fucili a turaccioli di Palacio e Milito. Ancora una volta Ruben Botta, appena entrato, ha fatto intuire il guizzo che conquista: Perin gli ha negato il gol. In fondo allo scorrere di immagini è una delle poche consolazioni nerazzurre. Se la ride un pugno di ex della Milano che conta(va). Quel Gasperini che si è lasciato velocemente con Moratti e gli interisti, che si nutre ancora di qualche veleno ed ora si ingrasserà con una vittoria che lo farà diventare la solita mongolfiera. Eppoi Antonini, l'ex del Milan che non si è creato gran fama in rossonero se non per i tweet della moglie, e ieri ha finalmente potuto dire: «Sono l'unico milanista che ha battuto l'Inter». Infine Luca Antonelli, svettato con la sua crapa tonda sopra le teste nerazzurre quando tutto volgeva al pari, e che ha crocefisso l'Inter alle sue angosce e alla sua impotenza, non solo economica. Antonelli enfant (ex anche in quello: ora gli anni sono quasi 27) del settore giovanile rossonero, nonchè figlio di Roberto che quando vestiva la maglia rossonera veniva chiamato Dustin (per la somiglianza con Dustin Hoffman) e che, meglio del figlio, sapeva gestire i piedi avendoli buoni davvero. La vendetta degli ex ha colpito al fegato l'Inter, perchè questa sarà sconfitta che verrà mal digerita. Anzi non dovrebbe essere digerita: la squadra continua a perder punti contro squadre che dovrebbe liquidare. Mazzarri aveva calcolato sei punti persi, adesso sono 9 e il conto con l'Inter di Stramaccioni continua ad essere passivo (sei punti sotto). Ci fosse stato Moratti ancora sul trono si sarebbero sprecate le voci sul licenziamento di Mazzarri, che ha avuto tempo per migliorare l'Inter dell'anno scorso ed, invece, si è incartato, non ne cava più nulla che non siano delusioni. I conti si fanno alla fine, ma l'Inter storicamente li ha sempre fatti pure in corsa. Del resto la partita ha spiegato che qualcosa non va. Buon calcio e pericolose iniziative per 25 minuti: Jonathan ha rischiato due volte di mettere piede per il gol, Alvarez ha provato qualche accelerata, Palacio ha mancato almeno un tiro che valeva l'occasione. Genoa in difficoltà finchè l'Inter non ha mollato sul piano fisico smettendo di aggredire e lasciandosi aggredire. Poi Alvarez si è fatto male al ginocchio e Kovacic non si è adeguato al passo dell'altro, il Genoa ha assestato una difesa in emergenza già nelle scelte, la partita nerazzurra per 20 minuti del secondo tempo è stata assenteista sul piano delle occasioni e del buon gioco. Il Genoa ha provato a sfruttare tanta libertà, esattamente come aveva provato nel finale del primo tempo: ne sono usciti brividi per Handanovic e per i difensori che hanno rischiato figuracce dietro al guizzare di quel piccoletto greco, che si chiama Fetfatzidis, e al sangue da goleador di Gilardino. Mazzarri ha capito ed ha provato a cambiare squadra: Guarin ha dato una svegliatina, Palacio ha fatto, ha fatto ma non ha visto niente.
L'incursione di Antonelli è stata acqua gelida e un'accusa collettiva alle disattenzioni difensive su un cross venuto da calcio d'angolo: roba da ritiro dello stipendio. Ma gli stipendi non verranno ritirati. Chissà mai non venga ritrovato un gioco efficace. Basterebbe quello dell'Inter di inizio stagione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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