La novità sta nelle parole di Usain Bolt. Comincia ad essere preoccupato degli avversari prima che della sua forma. Tyson Gay corre i 100 metri ai Trials americani in 975 e lui commenta con uno snobismo che lo mette sulla difensiva: «Questi tempi vanno bene per le qualificazioni. Io ho già corso in 958 (record del mondo, ndr) e 963: i tempi di riferimento dei 100 metri sono i miei». Che poi Tyson Gay e Johan Blake, il connazionale attuale campione del mondo dei 100 m, abbiano corso in 969 negli stessi periodi in cui lui tendeva il limite quasi al sovrumano, non è da dimenticare. Il tempo di Gay è il migliore dell'anno (gli apparteneva già con 986) e il decimo all-time. È lo scampanellio felice di uno sprinter tornato a volare, nonostante la delusione olimpica.
I Trials americani e quelli giamaicani ci hanno già messo in rotta verso il bello dei mondiali di Mosca, previsti in agosto: la sfida dei marziani, soliti uomini jet ma con un pizzico di incertezza e di brivido in più. Intanto Bolt ha dissolto i dubbi sul suo recupero, si tratti di forma o tempi. Ha corso le batterie in 10 netti, la finale in 994, che esprime una corsa di routine.
Senza Blake a mettergli pepe (fermo per un infortunio ma qualificato come detentore del titolo) e con Asafa Powell in debacle (settimo, fuori anche dalla staffetta), Bolt ha messo a punto il motore ma ha capito che quest'anno sarà dura. Nel National stadium, semivuoto, di Kingston, Kemar Bailey Cole e Nickel Ashmeade gli sono finiti alle spalle (998), però non sono loro gli avversari che contano. Le parole post gara esprimono i dubbi. «Non ho fatto una grande partenza, non una grande prestazione. Sono soddisfatto dell'accelerazione finale: non è ancora quello che voglio. Ho ancora tanto da fare, ma se il mio allenatore non è preoccupato neppure io lo sono».
Sintesi: quest'anno me la dovrò sudare. I tempi di Gay sono un campanello d'allarme, la sconfitta rimediata a Roma contro Gatlin una intimidazione. I gemelli dello sprint Usa se la sono vista faccia a faccia a Des Moines. Dapprima in un duello spinto dal vento: 975 per Tyson, 989 per l'altro. Un paio d'ore più tardi in finale, e con vento regolare, ed hanno ripetuto gara e tempi. Il tanto per rendere meno tranquillo il villaggio giamaicano che le recenti vicende di doping rendono anche meno limpido. Se il doping non ci racconterà altre storie, il mondiale di Mosca sarà uno scintillio di sensazioni ed emozioni.
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