«Al fascino della maglia azzurra non so resistere. E se ho deciso di esserci è perché posso dire la mia». L'aveva detto Daniele Greco alla vigilia del suo Europeo che però è finito ancora prima di iniziare. Nel riscaldamento. Rincorsa, il salto nemmeno tentato e la caduta nella buca. Una smorfia di dolore e la disperazione nascosta sotto la maglietta. La punta dell'Italia che salta ha capito subito. Tendine d'Achille sinistro rotto, la diagnosi fatta poi dallo staff medico azzurro. Per Greco un film già visto: l'anno scorso stessa scena ai Mondiali di Mosca, riscaldamento e ko.
E ora Zurigo, una maledizione dopo una stagione tormentata: il grave infortunio in inverno, la lesione al tendine d'Achille, quella volta destro, al Golden Gala di Roma di maggio, scoperta però solamente tre settimane fa (ormai cicatrizzata) in una visita dal dottor Combi, dopo che agli Assoluti di Rovereto il campione europeo indoor del triplo era uscito di pedana per un problema al tendine d'Achille della gamba sinistra. Ma aveva promesso: «Voglio esserci». Anche perché il controllo aveva rivelato solo una forte infiammazione al tendine sinistro (peritendinite). Però proprio quello si è rotto. Lo staff azzurro ha subito precisato come tutti gli esami diagnostici effettuati alla vigilia avessero assicurato l'idoneità dell'atleta alla partecipazione.
«E dire che era il giorno in cui avevo meno dolore. Ho fatto un balzetto ed ho sentito una frustata, come se qualcuno mi avesse dato un calcio da dietro. Ormai me ne sono capitate così tante che non ho nemmeno più la forza di arrabbiarmi», le prime parole di Greco che aggiunge: «Non ho il rammarico di averci provato, lo rifarei. Questo è il mio modo di vivere lo sport. Arriverà il riscatto». Intanto dice addio sogni (nel triplo vanno in finale a fatica gli altri due azzurri Donato e Schembri) e gli si spalancano le porte della sala operatoria: oggi l'intervento a Pavia. Ma è una nazionale che troppo spesso deve fare i conti con i guai fisici delle sue stelle.
L'Italia che piange, che si interroga, ma anche che ride. Libania Grenot c'è, seconda in scioltezza nella sua batteria dietro la britannica Christine Ohuruogu. Il suo 51''90 è il settimo tempo totale, ma la Grenot guarda solo a se stessa: «Mi sono piaciuta. La Ohuruogu mi ha passato, ma sono rimasta tranquilla non c'è bisogno ora di andare oltre. Poche parole, contano i fatti». A partire da oggi in semifinale dove ci sarà anche Chiara Bazzoni, brava a siglare lo stagionale (52''19). Bene Federica Del Buono che entra nella finale dei 1500 disputando una batteria autorevole. Sfortunata invece Margherita Magnani ostacolata nella bagarre dell'ultimo giro. Altra nota lieta Marzia Caravelli con il 12''97 nei 100hs, prima volta sotto i 13'' in stagione. Tra gli uomini gara di testa e qualificazione nei 3000 siepi per Floriani. Brutta, invece, l'eliminazione di Nasti.
Strappa la semifinale dei 400 Galvan, ma la sua corsa non lascia ben sperare. Nei 100 avanti Cerutti e Obou. Non entusiasma Benedetti negli 800, ma è l'ultimo dei ripescati. In mezzo a tanta sfortuna, un po' di buona sorte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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