RomaLicenziamento per giusta causa, essendo venuto meno il rapporto fiduciario. Non lascia sorpresi la formula scelta dalla Lazio per dare l'addio a Vladimir Petkovic dopo appena un anno e mezzo e la storica Coppa Italia messa in bacheca. È la soluzione più cruenta che porterà a una lunga battaglia in tribunale, ma la più scontata visto che tra le parti non c'era uno straccio d'accordo. A far saltare la trattativa, nonostante la società abbia tentato di offrire al tecnico una buonuscita di circa 100mila euro, è stata la fermezza del club nel denunciare il «clima di sfiducia» che tale situazione avrebbe provocato. Sarà dunque l'ennesima causa nel decennio dell'era Lotito, con precedenti illustri, da Dino Baggio a Pandev passando per Mancini e Zarate. Fino al caso più vicino a quello di Petkovic che nel 2012 ha riguardato l'allora tecnico della Salernitana Galderisi e il suo vice Cavalletto (l'azione legale fu bocciata dal Collegio Arbitrale della Lega).
«Petkovic e i suoi collaboratori hanno violato sia le norme federali che quelle dello statuto dei lavoratori, da qui il licenziamento - ha spiegato il legale della Lazio, Gentile -. Una volta che erano sorte le voci di trattative con la Svizzera per il loro ingaggio, davanti alle richieste di società e stampa hanno negato l'esistenza di queste trattative rivelatesi invece evidenti». «Un licenziamento illegittimo e ingiusto - replica D'Onofrio, avvocato di Petkovic -. Si è ipotizzato un clima di sfiducia nello spogliatoio, ma importanti giocatori della Lazio hanno manifestato attestati di stima al mister. E abbiamo portato in visione alla Lazio il 23 dicembre il contratto con la federazione svizzera».
La situazione paradossale, e francamente spiacevole, si è finalmente chiusa.
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