Grimaldi fondista dell'oceano conquista l'oro al fotofinish

Dopo 5 ore in acqua, la bolognese non si era neanche accorta di aver vinto. Mondiale dei tempi moderni: "Medaglia di testa, cuore, polmoni e sacrificio"

Grimaldi fondista dell'oceano conquista l'oro al fotofinish

La leggenda della fondista nell'oceano torna a suonare nel Port Vell di Barcellona. Oggi racconta di Martina Grimaldi, ragazza bolognese, col viso pacioccone che ti ispira il bello della vita. Dieci anni fa resse la coda a Viola Valli, varesotta solida, piccola e tignosa. Viola fece la doppietta nei 5 e 10 km, Martina è entrata nella parte della superwoman d'oro, si è sciroppata la maratona che ti stanca solo a pensarci: 25 chilometri guardando nel blu dipinto di blu della profondità marina, sgomitando con avversarie che sembrano invasate, e reggendo un finale da sprint come tutte fossero appena entrate in acqua, anziché aver mulinato braccia e gambe per oltre 5 ore.

Barcellona mostrava un bacino diverso per Viola e le altre: non si allungava tra passeggiate del lungo porto e barche, stretto e punteggiato da boe. Si lanciava, invece, nel mare aperto, inseguendo onde, cercando di evitare meduse e magari pescecani. Martina è la campionessa mondiale dei tempi moderni. «Quelli dove si nuoterà sempre più in bacini chiusi o raccolti. Dove la velocità prevarrà sulla resistenza e sull'adattamento. Come in queste gare: niente correnti, mare piatto, zuffe alle boe», ha raccontato e spiegato Massimo Giuliani, ct che tira un sospiro di sollievo, pescando all'ultimo giorno e all'ultima gara la medaglia che restituisce valore e credo al nuoto di fondo. Con questa il nuoto in acque libere raccoglie un settebello di ori (tra 5, 10 e 25 km) da Fukuoka 2001 a oggi. Cinque dei quali con due sole donne: SuperValli e Grimaldi nouvelle vague. Donne al potere.
Italia d'oro, Martina che tradisce dopo il bronzo conquistato l'anno passato nella 10 km olimpica, ragazza che ti fa sembrare facile navigare per cinque ore nell'acqua e che nemmeno si accorge di aver vinto. Colpa del tabellone del porto che ha segnalato prima il tocco della tedesca Mauer, 38 anni, un'eternità e una regina di questo nuoto. Più facile intuire vedendo dagli schermi televisivi. Martina ha creduto al tabellone, raccontato la sua gara in tv pensando di essere arrivata seconda, finché amici e tecnici non l'hanno accolta fra le braccia e spalancato il sorriso rileggendole l'ordine d'arrivo. «Medaglia di testa e cuore, polmoni e sacrificio», ha raccontato prima del meraviglioso fraintendimento.

Può capitare ad una poveretta che si è prosciugata per 25 chilometri d'oro, ma anche cinque ore per pensare e sognare, accompagnata dai suggerimenti tecnici che arrivano all'orecchio quando l'acqua ti lascia ascoltare, tra rifornimenti a base di acqua, sali minerali, maltodestrina ed essenze preferite: uno ogni 15-20 minuti per almeno 8 litri d'acqua. Ragazze che mangiano e bevono mentre mulinano le braccia e magari l'avversaria ti rifila uno schiaffone per farti andare indietro. «Cantavo Man Down di Rihanna. Pensavo a non ripetere gli errori commessi nei giorni scorsi e a mantenere il ritmo», ha spiegato Martina, che è nata nel 1988 a Bologna, misura in metro e 72 e pesa 65 kg. Un pochino più corposa e donna di forme rispetto a quel che era la Valli: 10 kg in meno e quasi 10 centimetri in meno.

Martina si è fatta una passeggiata a nuoto come fosse da Parma a Reggio Emilia. E con un sacco di rompiscatole fra le gambe. Racconta lei: «Sapevo che dovevo resistere e aggredire. La statunitense Fabian mi stava sulla schiena di continuo, la tedesca Maurer era lì. Non vedevo la brasiliana Cunha. Era ai miei piedi. Ed era pericolosissimo tenerla lì. Dovevo dare tutto e alla fine ce l'ho fatta». Uno sprint conclusivo durato quasi un chilometro, bracciate vigorose, lei quasi sempre davanti, magari solo con la testa che, ogni tanto, sollevava per vedere dove stava il traguardo.

C'è arrivata con furia e astuzia, ha allungato la mano con la speranza del pellegrino che tocca la terra. E oggi con Luca Baldini, Viola Valli e Valerio Cleri entra nel gotha dei nostri pescecani d'oro. Non c'è solo lo stile Pellegrini.

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