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È guerra per la Formula 1. Dubai contro Arabia ma l'America non ci sta

Il presidente Fia bacchetta l'offerta di Pif da venti miliardi di dollari. Ira degli americani di Liberty

È guerra per la Formula 1. Dubai contro Arabia ma l'America non ci sta

La Formula 1 piace così tanto che per lei si è quasi scatenata una guerra araba. Roba da sceicchi. Dubai contro l'Arabia Saudita come nemmeno per Cristiano Ronaldo. La botta l'ha tirata l'Arabia che, attraverso il suo fondo Pif (Public Investment Fund), ha offerto 20 miliardi di dollari a Liberty per acquistare tutto il pacchetto. La risposta l'ha inviata in una nota social Mohammed Ben Sulayem, il presidente della Fia che arriva da Dubai. «In quanto custode dello sport automobilistico e in quanto organizzazione senza scopo di lucro, la FIA è cauta riguardo ai presunti prezzi gonfiati di 20 miliardi di dollari applicati alla F1. A qualsiasi potenziale acquirente prosegue la nota si consiglia di applicare il buon senso, di considerare il bene dello sport e di presentare un piano chiaro e sostenibile, non solo un sacco di soldi. È nostro dovere considerare quale sarà l'impatto futuro per i promotori in termini di aumento delle tariffe per ospitare un Gran Premio e di altri costi commerciali, e qualsiasi impatto negativo che potrebbe avere sui fan».

I soldi non bastano più. Chi ha costruito tutto con il petrol dollaro facile oggi cambia prospettiva. Alza la voce e manda a dire: non fate offerte assurde senza avere un piano ben definito per il futuro. Un appunto che ha certamente un senso perché il mondo è pieno di gente che mette sul piatto montagne di dollari, ma poi non riesce a far fruttare il suo investimento. Viene solo da sorridere che ad alzare la voce contro i nuovi ricchi in arrivo dall'Arabia Saudita sia un vecchio (dell'altro ieri) ricco che, secondo ben accreditate voci di corridoio, si è comprato la poltronissima che una volta era di Jean Todt.

Secondo la ricostruzione di Bloomberg, l'offerta risale allo scorso anno e sarebbe già stata respinta da Liberty Media che pure avrebbe fatto una plusvalenza lecita di quelle che pure la vecchia Juve si sognava. Gli americani avevano infatti pagato 8 miliardi a Bernie Ecclestone la Formula 1. E guarda caso proprio Liberty ha duramente risposto al presidente Fia: «La Formula 1 ha il diritto esclusivo di sfruttare i diritti commerciali del campionato. La Fia si è impegnata in modo inequivocabile a non fare nulla per pregiudicare la proprietà, la gestione e lo sfruttamento di questi diritti. Riteniamo che i commenti fatti tramite i propri account social del Presidente Fia interferiscano con tali diritti in modo inaccettabile». Come dire non preoccuparti dei soldi che a quelli pensiamo noi.

L'Arabia Saudita comunque non si arrende. Dal 2020 con la sua compagnia energetica Aramco è uno dei principali sponsor del Mondiale che, grazie anche al successo degli ultimi anni, sta aumentando i prezzi. Dopo nove anni Fly Emirates ha infatti lasciato la Formula 1 dove investiva 25 milioni a stagione e al suo posto, stando a Sport Business, arriverà una linea aerea rivale della stessa area, la Qatar Airways disposta a spendere il doppio. Sempre di emiri si tratta comunque.

Dal 2020 Pif detiene comunque il 7,5% di uno dei tre pilastri di Liberty ed ha quote in McLaren e Aston Martin. La sensazione è che non si accontenti di ospitare un Gp a Gedda fino al 2027 e poi sul nuovo circuito di Qiddyah. L'Arabia che non si è comprata solo Ronaldo, ma anche un pezzo d'Inghilterra (il Newcastle), di Francia (la Dakar) e le Super Coppe di Italia e Spagna, vuole ripulirsi l'immagine con lo sport e nella sua Saudi Vision 2030 ha inserito anche un progetto pazzesco come quello di Qiddiya City, un centro globale per lo sport e molto altro che si sviluppa su una superficie che è il doppio di Milano. Insomma, al contrario di quanto lascia credere il presidente della Fia, pare proprio che gli arabi non abbiano solo una montagna di dollari, ma anche le idee per farli fruttare.

Forse siamo solo alla prima puntata.

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