Non bastava lo scandalo che ha investito il calcio internazionale e due alti dirigenti della Fifa sorpresi a rubare e a intascare mazzette. Oggi, mentre il presidente della Federazione Joseph Blatter vacilla e si gioca le ultime carte per essere rieletto, la delegazione palestinese ha chiesto formalmente di espellere Israele dalla Fifa. L’accusa? Secondo il palestinese Jibril Rajub, la federazione israeliana è complice della politica dello Stato ebraico nell’occupazione dei Territori e non fa nulla per fermare le restrizioni imposte dall’esercito agli spostamenti dei giocatori. Insomma, la politica sbarca a pieno titolo nell’agone calcistico cercando di condizionarlo. “I diritti del nostro popolo non vengono riconosciuti”, ha affermato Rajub, presidente della federazione palestinese. Una mossa astuta, fatta proprio nel momento più delicato per la Fifa, il cui presidente è alla disperata ricerca di consensi per la rielezione. E quelli dei Paesi arabi sono indispensabili.
Nel pomeriggio è stata trovato un compromesso per evitare il voto. La Palestina ha rinunciato ad arrivare al moto. "Ho deciso di ritirare la richiesta di sospensione ma non significa che rinuncio alla resistenza", ha commentato il presidente della federcalcio locale, Jibril Rajoub.
“Il 97 per cento dei giocatori stranieri invitati dai palestinesi sono potuti entrare – ha detto il presidente della Federazione israeliana Ofer Eini -. Gli altri sono stati bloccati per ragioni di sicurezza che esulano dalla Fifa”.
D’altronde, le tesi palestinesi hanno motivazioni politiche, che nulla hanno a che vedere con lo sport. E lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ha ribadito con forza: “Questo è un tentativo di colpire la legittimità dello Stato d’Israele e del suo calcio”. Come dargli torto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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