Una storia già vista. Eppure con un'evoluzione diversa, modificata dal Coronavirus. Sabato sera a Stavanger, in Norvegia, l'attaccante del Borussia Dortmund, Erling Haaland, giovane fuoriclasse ambito da tutti i grandi club, è stato cacciato da un locale notturno. Facile immaginare il motivo: era alticcio, ha importunato qualcuno, ha preteso di saltare la fila. Facile pensarlo, facile immaginare un ragazzo, sulla cresta dell'onda, che faccia fatica a tenere i piedi ben saldi a terra senza montarsi la testa. È però facile anche sbagliarsi.
Già, perché in realtà nulla di tutto questo è accaduto. Haaland è stato allontanato con l'unica colpa di esser famoso. A causa sua (si fa per dire) nel locale si stava creando una calca pericolosa e difficile da gestire rispettando le regole di prevenzione al Coronavirus. Le persone presenti volevano autografi e selfie, e i buttafuori del locale, impreparati a gestire la situazione, hanno dovuto chiedere al giocatore di allontanarsi. «Viste le attuali decisioni relative alla sicurezza per il Covid-19 i nostri collaboratori erano consapevoli del rischio che si stava correndo - si legge nel comunicato del locale -. Erano consapevoli che i tifosi non avrebbero smesso di chiedere foto e di voler parlare con lui. Alla fine la pressione e le richieste erano talmente tante che abbiamo dovuto chiedergli di andarsene. Erling non era ubriaco, è stato cooperativo e, dopo un colloquio, ha mostrato comprensione per la nostra decisione».
Quella di un
calciatore che viene allontanato dal locale è una storia già vista. Eppure questa storia ha avuto un'evoluzione diversa, modificata dal Coronavirus. Che impedisce ai vip di rilassarsi come facevano prima, anche in vacanza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.