
In altre epoche, decisamente più vincenti di questa, dopo un weekend come quello di Miami in Ferrari sarebbero volate le sedie. Molto probabilmente sarebbero volate anche prima, perché l'inizio di stagione della Scuderia è stato a dir poco imbarazzante. Dopo sei gare la Rossa ha già 152 punti da recuperare sulla McLaren e in mezzo ci sono anche Mercedes e Red Bull, senza contare che a Miami davanti c'era pure la Williams di Albon. Invece nulla. Mentre in tutto il mondo si vivisezionano i messaggi radio con cui Hamilton e Leclerc mettono in piazza i problemi della squadra, tutto tace. O meglio chi parla, come Fred Vasseur, continua a ripetere che il problema sta solo nell'estrarre il potenziale della macchina.
Dobbiamo ancora credere che la Sf-25 è una macchina con un grande potenziale e il problema sia solo riuscire a trovarlo azzeccando la finestra giusta per utilizzare le gomme. Sembra che in Ferrari si veda qualcosa che nessun altro vede. È stato così dopo la storica doppia squalifica in Cina. È ancora così adesso dopo la figuraccia di Miami con Hamilton che via radio chiedeva se erano andati tutti a prendersi un tè. Adesso si spera che la direttiva tecnica sulla flessibilità delle ali in vigore da Barcellona ribalti la situazione. L'impressione è che si voglia solo rinviare il problema e l'ammissione di aver fallito un'altra stagione.
Vista questa Ferrari, forse è meglio cominciare a preoccuparsi per il 2026 quando cambieranno le regole del gioco.
Perché dovremmo fidarci di un team che non è riuscito a sviluppare una monoposto vincente come quella dello scorso anno? Perché dovremmo fidarci di chi sta dilapidando il talento di Hamilton e distruggendo i sogni di Leclerc? Perché dovremmo credere che questi siano gli uomini giusti per spezzare un digiuno che dura dal 2007? Perchè dovremmo credere che ingaggiare Hamilton e non Newey sia stata la scelta giusta? Il problema è l'oggi, ma a questo punto anche, se non soprattutto, il domani.
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