Chiunque abbia un minimo di stima di Aurelio De Laurentiis non avrebbe mai pensato che ci sarebbe cascato anche lui. E invece stava per cascarci pure lui. Pensava di aver venduto Marek Hamsik ai cinesi del Dalian Yifang alle sue condizioni: 20 milioni al Napoli e tanti saluti ad uno dei suoi paladini. E quelli, invece, cosa hanno combinato? Glielo hanno fatto credere fino all'ultimo, poi hanno tirato fuori l'idea, l'inghippo, il cavillo per pagare certo, ma a condizioni più vantaggiose. Gioco di prestigio da fuoriclasse. Peccato per loro che gli italiani, e fra questi ADL, non siano proprio nati per lasciarsi prendere per il naso. Magari per la gola. E allora ecco il comunicato del club che rimette tutto a posto e niente in ordine: «Il calcio Napoli ha deciso di soprassedere alla cessione di Marek Hamsik ai cinesi poiché le modalità di pagamento della cifra pattuita non collimano con gli accordi precedentemente raggiunti». Si dice che il club asiatico volesse pagare 20 milioni ma in più rate. O, peggio, mettere in discussione la formula del trasferimento: prestito con obbligo di riscatto anziché cessione a titolo definitivo.
E così per ora (c'è ancora tempo per ogni ripensamento e per rispettare la contrattazione) Hamsik resta Marekiaro con la faccia scura: immaginate la scocciatura di perdere 9 milioni di stipendio (più bonus) a stagione per tre anni. Qui non si parla del suo cuore legato al Napoli, stavolta il cuore stava dalla parte del portafoglio. Un addio già digerito, vista la serata con cena in onore del compleanno del medico sociale, dove oltre a saluti ed abbracci finali Marek ha intonato O'surdato 'nnamorato e , in maccaronico cinese fra gli sghignazzi generali, Un giorno all'improvviso. Al canto sgangherato si erano aggiunte parole di circostanza, destinate a rivelarsi profetiche: «Non posso salutare perché ancora non c'è niente di ufficiale». E infatti i cinesi... Ancelotti lo aveva dato perso già da qualche tempo, il cuore di Napoli aveva sofferto un po', soprattutto quando il San Paolo lo ha visto alzare il braccio e le mani in segno di addio. Undici anni e mezzo sono una vita calcistica, il sindaco lo aveva definito «Una bandiera», anche se le bandiere non se ne vanno a metà stagione ingolosite da una cascata d'oro. Forse un'idea un po' romantica, però la Napoli del calcio meritava quel tanto di sentimento. Inutile tornare all'ineguagliabile rapporto d'amore con Maradona, quello di Hamsik era già proiettato nell'ottica di un lungo addio: fin da questa estate si parlava della possibilità di un trasferimento in Cina. L'amore già consumato, il suo apporto in campo sempre meno frequente: la lunga carriera logora.
Ma i rapporti con i dirigenti del calcio cinese non sono mai facili, era già capitato ad altri giocatori di prenotare il biglietto aereo eppoi disdirlo.
Come aveva detto De Laurentiis ad inizio settimana: «Pagare moneta, vedere cammello». In questa frase si è rivisto l'istinto dell'uomo di affari. I precedenti lo avranno aiutato a fiutare l'inghippo. E, francamente, il calcio italiano di queste scatole cinesi ne ha già viste un po' troppe.
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