Hanno detto VITTORIE PRESCRITTE Dalla Grande Boucle '99 trascorsi più di 8 anni Solo l'ultima è a rischio

Il Re è nudo. Comunque vada a finire questa vicenda, a livello etico-morale la sua storia è ridotta ai minimi termini. Fine della favola bella di Lance Armstrong, l'ex ragazzo prodigio che a soli 21 anni (il più giovane della storia) si laurea ad Oslo campione del mondo, e che poi si trova a combattere con un tumore ai testicoli e lo sconfigge, per poi tornare a correre e vincere la bellezza di sette Tour consecutivi. Sotto l'aspetto della giustizia sportiva, però, la storia di Armstrong è ancora tutta da scrivere. Tour cancellati? Corridore radiato? Nulla di tutto questo. La giustizia americana è una cosa, la giustizia che regola il mondo del ciclismo è un'altra. Ma andiamo per ordine.
Dopo essersi visto respingere cinque giorni fa l'ennesimo ricorso contro l'Usada, l'agenzia anti-doping americana, Lance Armstrong ha deciso di gettare la spugna, e ha reso noto che non tenterà più di contrastare le accuse rivoltegli, pur continuando a professarsi innocente. In pratica disconosce l'Usada. Non vuole più averne a che fare. Fa in modo che le carte processuali escano dalle stanze dell'organismo americano per entrare in quelle della Wada - l'agenzia mondiale dell'antidoping - e soprattutto dell'Unione Ciclistica Internazionale (l'Uci), il governo mondiale della bicicletta, l'unico che può davvero prendere provvedimenti in materia di cancellazione di titoli e corse.
Da parte sua l'Usada, che ha radiato a vita il corridore su suolo americano, ha annunciato, per voce del suo direttore Travis Tygart, che chiederà la revoca di tutti i titoli conquistati dal 1° agosto 1998, compresi i 7 Tour che costituiscono tuttora un record assoluto. «È un giorno triste per tutti noi che amiamo lo sport e i nostri atleti» ha commentato fra l'altro Tygart. Ben più duro il texano: «È l'ora di dire basta - ha scritto sul suo sito - Arriva sempre il momento per un uomo di dire “quando è troppo è troppo”. Ho dovuto sentire di aver barato e aver tratto illeciti vantaggi nelle mie 7 vittorie al Tour de France».
Sul caso non si è fatta attendere la presa di posizione della Wada, che per bocca del presidente John Fahey ha elogiato l'operato della Usada: «Se Armstrong rinuncia a difendersi significa che le accuse della Usada hanno un fondamento». A questo proposito, pronta anche la presa di posizione dell'Uci. «Secondo le regole dell'agenzia mondiale antidoping, in assenza di un processo devono essere presentate ad Armstrong, alla Wada e a noi delle decisioni motivate. E noi le aspettiamo».
Per la serie: aspettiamo di leggere il dossier dell'Usada prima di trarre delle conclusioni, come intende fare l'organizzazione del Tour. Ma il regolamento parla chiaro: dopo otto anni il risultato sportivo viene omologato, cade in prescrizione, non può essere più impugnato da nessun organismo. L'unico organismo che può decidere di inibirlo a vita su tutto il globo terraqueo è l'Uci, nessun altro. E sempre al governo della bicicletta spetterebbe il compito di cancellare i suoi Tour, di cui sei sono già prescritti, perché gli otto anni da regolamento sono già scaduti. Armstrong, quindi, rischierebbe di fatto solo un Tour, quello del 2005, vinto precedendo il nostro Basso.
Questo per quanto riguarda il regolamento sportivo. Sotto l'aspetto etico e morale, Armstrong è chiaramente già sconfitto. Il re è nudo. E sulle sue sette vittorie ci sono tutta una serie di testimonianze e ammissioni da parte di suoi compagni di squadra, che all'Usada hanno chiaramente detto di aver fatto uso sistematico di doping di squadra. Insomma, i suoi Tour resteranno in linea di massima al proprio posto, almeno sei su sette. Lì stampati sull'albo d'oro della corsa più importante del mondo. Ci sarà da aggiungere solo un asterisco: sospettato di doping.


Accanimento contro il ciclismo, uno non vince
per caso 7 Tour

Io sono fiero
dei miei
tre secondi posti dietro di lui

Finalmente
giustizia è stata fatta anche se con
un po' di ritardo

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