I ciclisti diciottenni in fuga all'estero

Pinarello e Pellizzari via dall'Italia per poter correre tra i professionisti

I ciclisti diciottenni in fuga all'estero

Tutti all'estero, non per ragioni di tasse, ma per correre. Per poter svolgere la professione come i loro coetanei forestieri. C'è chi ti offre la possibilità di passare professionista a 19 anni con tanto di contratto da professionista? Niente da fare, per la nostra Federciclismo questo non è possibile! Siamo l'unica nazione al mondo, per quel dannatissimo articolo 3 della Normativa per l'abilitazione da Professionista, che obbliga infatti un neoprofessionista italiano ad aver trascorso almeno tre anni nelle categorie giovanili (uno da junior, appunto, e due da U23), cosa che i classe 2003 Alessandro Pinarello e il coetaneo marchigiano Giulio Pellizzari non hanno fatto. «Mi dispiace, è una scelta un po' drastica ma non abbiamo avuto alternative», ha spiegato il giovane Pinarello.

Per correre con la Bardiani Csf Faizanè, i due ciclisti italiani hanno dovuto portare la loro residenza all'estero. È il classico esempio di burocrazia che sconfina nel paradosso. A esserne protagonisti questi due ragazzi entrambi diciottenni, entrambi reduci da una buonissima stagione tra gli juniores e per questo inseriti da Bruno e Roberto Reverberi nel nucleo di 8 corridori la loro personalissima cantera - da tirare su senza stress in casa, correndo le gare riservare agli under 23.

Il ciclismo italiano che da anni non ha più un team di World Tour, ora fatica anche a trovare una via d'uscita ad un regolamento che è chiaramente contro il diritto al lavoro e semplicemente anacronistico: se i ragazzi lo impugnassero, a livello Europeo vincerebbero a mani basse. Per semplificare le cose, hanno scelto di andare oltre confine, per fare ciò che nel mondo si fa oramai da anni.

Se c'è una squadra che ti mette sotto il naso un contratto da professionista, si valuta e si firma. Punto. Nessuna Federazione può permettersi di interferire con una regola superata, non solo dal tempo, ma anche dai fatti: il talento belga Remco Evenepoel, per esempio, è sbarcato nell'élite del ciclismo a soli 19 anni, saltando a piè pari la categoria under 23. Stesso discorso vale per talenti del calibro di Egan Bernal o Tadej Pogacar, entrambi vincitori di Tour a soli 21 anni.

Mai come stavolta il buon senso ne esce tritato e con le ossa rotte. Pinarello e Pellizzari, che piaccia o no, correranno con la Bardiani Csf. La nostra Federciclismo ha già avvisato tutti: chi va all'estero non vestirà più la maglia azzurra.

Strano che questa strampalata e singolare regola, non sia stata mai applicata in questi anni per campioni del calibro di Nibali, Ulissi o Colbrelli, Trentin, Ganna o Bettiol, tanto per fare qualche nome, che da tempo vivono fuori dai confini nazionali, ma che la maglia nazionale nel mondo l'hanno sempre vestita e onorata. Alla faccia dell'articolo 3: tié!

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