I compagni affondano l'odiato capitan Magnini

Le sconfitte a Londra aprono la guerra tra gli staffettisti. Orsi: "Brutto clima: Filippo pensa solo ai cavoli suoi"

nostro inviato a Londra

Meno vincono più parlano. Anzi sparlano. Il nuoto italiano sta andando a fondo anche nei comportamenti. Animi caldi e guerra fredda fanno parte di qualunque gruppo, nel lavoro e nello sport. Non vale stupirsi. Non c'è squadra, non c'è spogliatoio per dirla in termini generici, che non si immerga in amicizie e inimicizie, invidie e gelosie, ruggini mal trattenute. A casa nostra le pur bravissime ragazze del fioretto hanno nutrito l'anedottica. Il nuoto stavolta ha esagerato. La guerra interna fra capitan Magnini e gli altri, fra la coppia (Filippo e Federica) e gli scoppiati (non solo intesi come single) è diventata deflagrante. Le polemiche contro Claudio Rossetto, tecnico dei velocisti e della Pellegrini, hanno portato a galla le ruggini. Magnini contro Luca Dotto, Marco Orsi contro Magnini, il gruppo veneto contro il capitano. Magnini che cinguetta contro ignoti su Twitter. Storie che arrivano da lontano: Magnini non è stato pienamente digerito come capitano e fa di tutto per non esserlo. La love story con la Pellegrini ha lasciato qualche strascico. Il libero arbitrio concesso alla dolce coppia ha creato malumore. E ora che i risultati non vengono, ecco il tutti contro tutti. Le polemiche contro il tecnico hanno fatto saltare il tappo all'ambiente.
Ieri è toccato a Marco Orsi, stile liberista dei 50 metri, eliminato in batteria (22° tempo!). Probabilmente perdere aiuta a sparlare. Ma così va il mondo del nuoto dove la federazione preferisce atteggiamenti di antico sapore democristiano (vedremo, faremo, penseremo), manca un ct che sia leader non solo tecnico. Quello ufficiale sta in disparte e Claudio Rossetto, che sarà pur bravo come allenatore (però dovrà spiegare la debacle dei velocisti), ha dimostrato una sorta di inadeguatezza nella gestione mediatica di un gruppo.
Per riassumere: Magnini nei giorni scorsi ha accusato Dotto («In staffetta si nuota in quattro») eppoi Rossetto («preparazione sbagliata»). Ieri Orsi ha puntato contro Magnini. «Sono in camera con lui e Dotto, il clima è irrespirabile. Qui c'è chi pensa solo ai cavoli suoi. Non si può fare audience con le cavolate. Ha tolto tranquillità». Dotto, a sua volta, ha difeso Rossetto. «Questi Giochi verranno ricordati come la Caporetto dell'Italnuoto, bisogna ripartire da qui. Non mi piace sentir lanciare accuse ad altri. Abbiamo colpa anche noi atleti: non ci siamo allenati con la cattiveria giusta». Perfetto, allora a cosa servono i tecnici? E come mai gli atleti non si sono allenati con la cattiveria giusta? Prima o poi qualcuno risponderà. Ci sta invece che Magnini abbia sbagliato, strapazzando gente come fosse il padrone delle ferriere. Le accuse a Dotto avevano già segnalato che la tensione era al massimo. Il resto ha dimostrato che Magnini non è un capitano adeguato, che la love story con Federica va gestita meglio da tutti. Cose note all'ambiente, ma tenute sotto traccia. Ci voleva un intervento federale. Tipo: zitti, ci pensiamo noi. O ancor più duro: Magnini a casa, così impari a sparlare.

Invece il capo delegazione azzurra Bonifazi non ha usato esattamente questo tono: «Parole inopportune, ma è tutto rientrato». Meglio lasciar fare piazza pulita agli atleti? Nessuno ha pensato che siamo alle Olimpiadi. Davanti al mondo una figura da buchi nell'acqua. In tutti i sensi.

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