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I conti con l'Europa

Non sarà questa Champions a cambiar la faccia del nostro calcio e neppure delle nostre squadre. Non sarà questa annata a decidere se il nostro pallone ha perso colpi in Europa. Lo dicono le statistiche: da anni siamo un passo indietro, nonostante finali e vittorie. Negli ultimi 5 anni il calo è stato molto evidente. Semmai stavolta Juve e Milan dovranno evitare i tranelli del facile o simil facile. I campioni d'Italia domani andranno a imbucare la squadra materasso del girone. Missione: battere i danesi del Nordsjaelland, sia all'andata sia al ritorno, per tenersi in quota qualificazione. Peggio per il Milan che trova quel serpentello calcistico del Malaga e si gioca l'idea di una stagione oltre alla panca del tecnico.
Dunque meglio badare al sodo immediato, senza costruirci castelli perché la Champions gioca brutti scherzi: puoi essere forte ma alla lunga vince qualcun altro. Negli ultimi nove anni il Barcellona, secondo studi che si rapportano a vari indici di valutazione, è stata la squadra più forte. Anno dopo anno sempre di più. Eppure non sempre il Barça ha alzato la coppa. È la legge non scritta della Champions.
Il nostro calcio, per esempio, non è mai in cima alle classifiche di rendimento, dei gol, dei tiri, dei dribbling, degli assist e quanto altro volete, eppure finisce in finale più spesso di chi domina e stradomina. Questo per dire che non c'è solo Messi e non basta chiamarsi Barcellona. Intuibile ma ogni tanto vien dimenticato.
Ma è vero che il calcio-Champions ci sta portando su nuovi sentieri, migliora e si migliora. Ne va dato atto a uno studio Panini digital, ideato e inserito negli album da poco in vendita, in Italia, per la collezione «Uefa Champions league 2012-2013». Grafici e classifiche raccontano gli ultimi nove anni della coppa e aprono uno squarcio sui nuovi atteggiamenti. Per esempio, viene esemplificato che il baricentro delle squadre nel gestire la palla si è alzato di tre metri, invece il calcio italiano si tiene un po' più stretto: è avanzato di un solo metro. Sta nella natura del nostro calcio, direte, nonostante certo trombonismo tecnico. E così nel pressing, anche se la differenza è un po' più marcata. Interessante osservare che sta diminuendo la percentuale palle perse, pur se in Italia viaggiamo più lenti. Dieci anni fa gli arbitri nostri fischiavano il 20 per cento di falli in più rispetto all'Europa. Oggi ci siamo riequilibrati, addirittura verso il basso: in generale c'è stato un calo dei fischi del 20 per cento. E, guardando al passato, se ne fischiano ancora troppi.
Invece in Italia siamo deficitari sui tiri in porta: in Europa aumentano, da noi vanno al ribasso. Ma dovunque aumenta il numero delle reti su azione. Che poi la qualità tecnica ci racconti la bravura dei campioni viene dimostrato da alcune classifiche. Xavi, meraviglioso architetto del Barcellona, negli ultimi dieci anni è stato il re nel toccare più palloni: in Barcellona-Chelsea (2011-2012) è entrato in possesso palla ben 181 volte. Il suo è un dominio assoluto, eppure non ha mai vinto il pallone d'oro: cinque volte primo in 5 partite diverse. Al sesto posto sbuca Andrea Pirlo (Milan-Brugge, 2003-2004): 142 palle giocate.
Un altro pizzico di italianità compare al nome Totti: sbucato dietro a Beckham nella classifica degli assist in una partita (9 in Roma-Shaktar). Messi e Cristiano Ronaldo sono i re del dribbling.

Shevchenko e Kakà sono aggrappati ai tempi del Milan per essere inseriti nella hit dei cannonieri. Ecco, appunto meglio rinfrescare la memoria: soprattutto al Milan. C'è una ricetta che non vien smentita mai: per vincere fornirsi di grandi giocatori.

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