Fuori i fascisti laziali dallo stadio del Marsiglia, firmato Gérard Darmanin. Il quale ministro francese dell'Interno, di centrodestra se non più a destra, accusato di omofobia e altre insinuazioni di genere. Però sul tema football non vuole che lo stadio Velodrome e la città siano di nuovo sotto schiaffo come nella partita di coppa contro il Galatasaray, tra feriti e assalti alla polizia. Il settore ospiti dello stadio sarà chiuso, proibito qualunque avvicinamento, controlli all'aeroporto, alle stazioni ferroviarie agli accessi stradali.
La squadra di Claudio Lotito e di Maurizio Sarri paga gli atti e i misfatti delle squadracce che si infilano ad ogni evento, di piazza e di calcio, per portare disordine e rovina. Niente cori e niente saluti romani, banditi a Marsiglia è uno splendido libro scritto da Eugene Saccomanno, dal quale libro è stata tratta la sceneggiatura di Borsalino. Ma qui non è finzione cinematografica, qui i tifosi sono banditi dallo stadio ma la realtà è ugualmente criminale. Di certo si crea un precedente politico, l'appartenenza a una ideologia estremista impedisce la partecipazione a un evento di sport.
Segnalo che domani sera l'Inter giocherà in una terra di mezzo, la Transnistria comunista, dove i diritti civili sono un'ipotesi non realizzata e dove i tifosi nerazzurri non potranno arrivare, causa il Covid che impedisce lo scalo in Moldavia, terra a rischio pesante di contagio. Questo l'alibi e la giustificazione delle autorità ma c'è puzza di censura. Il football è accerchiato da limiti e divieti, la decisione del ministro francese crea un precedente che, se mutuato da altri governi europei, potrebbe restringere l'accesso di alcune tifoserie alle partite. Così quelli del National Front vicini al Chelsea, gli aderenti di Pegida /Patriotische Europaer gegen die Islamisierung des Abendlandes, dunque i Patrioti europei, nati a Dresda e poi ramificati a Francoforte, Dortmund, Dusseldorf. C'è da chiedersi se il provvedimento francese possa estendersi anche a uomini di Stato di chiara posizione sovranista.
La Lazio, anche se Giorgia Meloni ha chiesto «l'intervento del Governo per l'immotivata discriminazione della Francia», giocherà senza il supporto dei suoli tifosi, a meno che la Lamorgese risponda al suo sodale di Parigi e Di Maio intervenga con la diplomazia che lo contraddistingue. Siamo in pieno feuilleton.
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