Illusioni e miracoli: derby da leoni

Illusioni e miracoli:  derby da leoni

A ll'inizio è come se all'improvviso lo gnu si rivoltasse contro il leone. Nel derby di Milano che non ti aspetti sbuca all'improvviso il Milan, un Milan mai visto prima né in questo torneo né in altri precedenti. E non tanto per quel palo scheggiato da Calhanoglu in apertura che fa scattare l'allarme senza procurare grande preoccupazione. Quello che non ti aspetti è, per cominciare, la marcatura a uomo di Brozovic, il metronomo dell'Inter, costretto a muoversi pedinato dal turco con lo stesso disagio di un bambino inseguito da un fastidioso insetto. Si sbraccia, richiama i sodali, si volge verso la panchina alla ricerca di qualche dritta e nel frattempo Calhanoglu lo tampina prima e poi si smarca guadagnandosi spazi inattesi che mettono in crisi tutta la strategia nerazzurra. Appena se ne libera, in avvio di ripresa, con una stoccata delle sue può riaprire la sfida compromessa all'intervallo. Nel derby che non ti aspetti è il Milan a sgabbiare pancia a terra marcando subito il territorio con quel pressing che significa consumare un bel tot di energie per tallonare i rivali e a ripartire, specie sul binario di sinistra dove Theo e Rebic, in sintonia perfetta, battono zolla dopo zolla. Perciò l'uno-due prima di Rebic e di Ibra poi, ispirati entrambi dallo svedese che semina un po' di terrore dalle sue parti, è la didascalia perfetta alla frazione.

Nel derby di Milano che non ti aspetti più accade molto altro che conferma l'eccezionalità della serata. Perché l'Inter della seconda frazione non è più quella timida e impacciata messa sotto per un tempo, sorpresa da una rivolta inaspettata. Ricaricata sotto la doccia, la squadra di Conte può tornare leone e prendere alla gola il Milan. In un paio di minuti riesce a risalire la montagna dello 0 a 2 perché poi le fragilità difensive dei rossoneri non possono sparire definitivamente. Non è la sera dei miracoli ma solo delle illusioni. Emergono qui e là sbreghi appena le marcature di Romagnoli e soci diventano meno ossessive e le vitamine spese in quel pressing feroce rendono la trincea rossonera di carta velina. Basta un assalto all'arma bianca, su calcio d'angolo, per trasformare la serata da incubo in una notte da sogno.

All'improvviso tutto riprende a funzionare nell'Inter: Brozovic e Vecino, Barella e Candreva prima imbottigliati escono dal collo della bottiglia e ricacciano il Milan nella sua dimensione, respinto anche dal secondo palo centrato da Ibra. Persino il cambio deciso da Conte, criticatissimo all'intervallo, Eriksen invece del pallido Sanchez, è funzionale allo sviluppo della sfida e a firmare il successo che vale il primato riconquistato.

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