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Inter-Atalanta da show Conte e Gasperini alla prova dei fallimenti

Antonio deluse a Bergamo, si gioca mezzo titolo Gasp cacciato da Milano, vuole crescere ancora

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Inter-Atalanta è tante cose insieme, sperando che alla fine sia una gran bella partita, come da premesse. Inter-Atalanta è la squadra che segna di più (quella di Gasperini, 48 gol) contro quella che subisce di meno (quella di Conte, 15 gol). Da una parte chi vende bene e incassa denaro come nessun altro in Italia negli ultimi 3 anni (257 milioni di attivo nelle ultime sessioni di mercato), dall'altra una delle squadre che spende di più (328 milioni nello stesso periodo, di cui 194 solo la scorsa estate). E poi c'è San Siro, teatro dei sogni e temporaneamente casa europea dell'Atalanta: a febbraio sarà ancora stadio Champions, solo grazie ai bergamaschi, ché l'Inter è retrocessa nella coppetta e il Milan guarda tutti in tv.

Inter-Atalanta è poi anche, forse soprattutto, Conte contro Gasperini ed entrambi contro la pagina più brutta delle rispettive carriere. I due si conoscono e frequentano da 25 anni: Conte, giocatore juventino reduce da infortuni, è passato almeno un paio di volte nella Primavera del Gasp. Stasera si ritrovano faccia a faccia in una partita cui entrambi chiedono la verità. «Voglio capire quanto siamo lontani o vicini ai piani alti», ammette Gasperini, che non si lascia ingannare dai due 5-0 consecutivi messi a segno prima e dopo Natale (a Milan e Parma). «L'Atalanta è molto più forte di un anno fa. Sarebbe importante batterla, anche andando al di là delle nostre possibilità», chiosa Conte, che al titolo d'inverno dà l'importanza che merita («conta essere primi alla fine, non a gennaio») e tutte le statistiche che usualmente accompagnano il giro di boa andrebbero filtrate dai distacchi: un conto è essere primi a metà strada con 9 punti di vantaggio (la Juventus un anno fa), un altro è esserlo per una stretta incollatura, come in ogni caso accadrà domani.

Di Conte a Bergamo si ricorda molto poco: 13 partite da subentrante di Gregucci, 3 vittorie, 6 sconfitte e un contributo importante all'ultima retrocessione in Serie B dell'Atalanta. Tante liti, quelle segrete con Doni e non solo, e quelle pubbliche con i tifosi, come ricordano le immagini vive nella memoria di tutti anche se vecchie ormai di 10 anni (6 gennaio 2010): Conte trattenuto a stento dai poliziotti, che gl'impediscono di avventarsi contro gli ultras bergamaschi. Il giorno dopo rassegnò le dimissioni, lasciando sul tavolo il resto dell'ingaggio. La storia e la carriera l'hanno ampiamente ricompensato, non solo in termini economici.

Di Gasperini a Milano si ricorda invece molto di più, anche se le partite furono ancora meno: 3 di campionato, 5 in tutto, 4 sconfitte, 0 vittorie, un esonero scritto ancorché frettoloso, che il tecnico non ha mai digerito e ha fatto di tutto per vendicare (3 vittorie guidando il Genoa, 2 con l'Atalanta, ma altrettante sconfitte con entrambe le squadre), prima di trovare finalmente e proprio a Bergamo la giusta consolazione.

L'ultima botta è per l'opinionista Capello («se è gol in contropiede non vale», scherza Gasperini; «è facile parlare davanti alla tv», aggiunge Conte): bene, si può cominciare.

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